Accadeva in senato il 14 ottobre 2015 sul senato.
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Poche ore prima, nella sala Koch, Berlusconi è avvelenato.
Della riforma, raccontano i presenti, gliene importa poco: "La penso come gli italiani, a loro non interessa nulla questa roba del Senato". Ma su quello che in privato chiama il "bolscevico" riemerge il mai sopito rancore del 2011: "Quel golpista di Napolitano - scandisce l'ex premier - non dovete farlo parlare".
I suoi restano colpiti dal crescendo: "Ma vi rendete conto che a me non ricordo per quale processo hanno dato cinque anni. A uno che ha fatto un colpo di Stato quanti ne dovrebbero dare?".
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Sempre sul filo dell'ironia, Napolitano reagisce ai ripensamenti di alcuni protagonisti della legge. Berlusconi innanzitutto. "Deluso da qualche atteggiamento? Ma qui entriamo nel campo della psicologia. E io non voglio fare commenti politici, figuriamoci quelli psicologici".
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Al capogruppo forzista Romani, (Napolitano) invia tuttavia una durissima lettera che affida ai commessi (e viene immortalata dai fotografi).
"Ho letto attribuite a Berlusconi - scrive l'ex capo dello Stato - parole ignobili, che dovrebbero indurmi a querelarlo, se non volessi evitare di affidare alla magistratura giudizi storico-politici; se non mi trattenesse dal farlo un sentimento di pietà verso una persona vittima ormai della proprie, patologiche, ossessioni".