La stigmatizzazione dell’ingiustizia sociale, dell’oppressione delle classi dominanti su quelle subordinate, e la denuncia dell’idolatria, che coinvolge le une e le altri, sono i temi dominanti degli scritti profetici più antichi, e rappresentano i motivi che giustificano la rappresaglia divina...
...Confidate nel Signore sempre,
perchè il Signore è una roccia eterna;
perchè egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto;
la città eccelsa
l’ha rovesciata, rovesciata fino a terra,
l’ha rasa al suolo.
I piedi la calpestano,
i piedi degli oppressi, i passi dei poveri ." Isaia 26, 4 - 6
In questi brani, come in molti altri profetici, è evidente la purezza della fede, il riferimento a Jahvè come Dio di giustizia, l’aspettativa di un ordine sociale destinato a riscattare definitivamente i miseri e gli oppressi, non meno che una cecità ideologica.
Il ritorno alla legge mosaica, proposto dai Profeti come soluzione di tutti i mali, privilegia infatti l’astratto ugualitarismo comunitaristico che essa indubbiamente contiene, ma è del tutto ignara del fatto che tale valore è rimasto sempre e solo sulla carta, e che Mosè stesso, arrogando a se stesso un potere politico assoluto e creando la classe sacerdotale dotata di enormi privilegi, ha posto le basi sociali per cui quel valore non si sarebbe potuto realizzare
Brani estratti dal libro di Luigi Anepeta "Facci un Dio" (pp 41-42)
(pubblicato sul suo blog http://www.nilalienum.it/)