Esodo, 32, 1 - 6 racconta l'episodio del Vitello d'oro.
... un episodio esemplare, che la Tradizione squalifica come espressione di una rozza religiosità idolatrica che la rivelazione dell’unico vero Dio, invisibile e trascendente, avrebbe sormontato.
Analizzato sotto il profilo ideologico, l’episodio appare, invece, denso di significati e offre la chiave interpretativa di ogni produzione religiosa.
... L’episodio biblico ci restituisce l’ideologia religiosa propria dell’Antichità, incentrata
- sulla convinzione universale dell'esistenza del Sacro,
- sulla necessità di comunicare con esso per volgerlo a proprio favore
- sul culto magico degli idoli vissuti come simboli ostensibili del Sacro stesso.
Sullo sfondo di quest'ideologia, che è la matrice di ogni fenomeno religioso, si definisce, nel contesto della storia ebraica, l'esigenza di una ristrutturazione ideologica destinata a identificare il Sacro con un Dio unico, personale, dotato di volontà propria, che rappresenta la Legge che gli uomini devono riconoscere e rispettare.
Si tratta di una rivoluzione culturale che
- riduce il potere degli uomini di influenzare il Sacro
- li subordina al rispetto della Legge, dal quale discende il favore di Dio nei loro confronti.
Il salto di qualità concettuale che tale rivoluzione comporta, che esiterà a distanza di secoli in una teologia raffinata per quanto contraddittoria, originariamente è funzionale solo a sancire
- la centralizzazione del culto religioso
- il potere della classe sacerdotale.
Si tratta di un cambiamento di fondamentale importanza perchè esso trasforma
- l'alienazione relativa propria dell'idolatria, che ancora comporta la possibilità dell'uomo di influenzare il Sacro, per esempio sostituendo una divinità caduta in disgrazia con un'altra ritenuta più potente,
- in un'alienazione assoluta, che lo subordina alla volontà di un unico Dio, alla Legge che esso pone e al potere sacerdotale.
In virtù degli ideologi biblici, il bisogno di darsi un Dio giunge, attraverso un secolare lavorio mentale, all'astrazione teologica, in virtù della quale Dio preesiste all’uomo e lo trascende, ponendosi, infine, come Essere personale ed eterno che rappresenta il presupposto dell’ex-sistere.
Brano estratto dal libro di Luigi Anepeta "Facci un Dio" (p 4)
(pubblicato sul suo blog http://www.nilalienum.it/)