[...] La parola è sempre una cosa molto seria: i profeti hanno il compito di ricordarlo a tutti, anche a Dio, pur sapendo che non saranno ascoltati. Se i profeti non amassero la parola che annunciano più di loro stessi, sarebbero falsi profeti, mestieranti di una parola che vendono e non servono.
[...] La condizione naturale del profeta è l’insuccesso. Sono i falsi profeti a essere ascoltati e seguiti, a rispondere perfettamente alle aspettative del loro tempo. L’essere seguiti, raggiungere fama e onori, è sempre stato un segno inequivocabile di falsa profezia – e continua a esserlo. I veri profeti, invece, sono sempre fuori tempo, scomodi, antipatici, fastidiosi.
[...] Continuare a crederci anche quando chi lo aveva "chiamato" non parlava più, o aveva cambiato idea. È su questa fedeltà tremenda e meravigliosa che si gioca molto della verità di un’intera esistenza. Anche per questa loro strana fedeltà non è facile capire i profeti.
Luigino Bruni
18 giugno 2016
da www.avvenire.it del 19/6/2016