La grande questione
Viviamo in una cultura nella quale in concetto di peccato è contorto da dibattiti legalistici su ciò che è giusto e sbagliato. Nel definire che cos’è il peccato, molte persone pensano alla violazione dei Dieci Comandamenti. Anche in quel caso, la tendenza è di considerare l’omicidio e l’adulterio come peccati “gravi” quando paragonati alla menzogna, la bestemmia e l’idolatria.
La verità è che il peccato, definito nelle traduzioni originali della Bibbia, significa “mancare il segno”. Il segno in questo caso è la perfezione stabilita da Dio e dimostrata in Gesù.
Alla luce di ciò, è chiaro che siamo tutti peccatori. [...] Non possiamo fuggire al nostro fallimento se volessimo diventare giusti con le nostre forze. [...] Solamente quando comprendiamo la nostra debolezza possiamo considerare l’importanza di affidarci al sacrificio espiatorio di Gesù.
Prospettiva biblica.
Il peccato è menzionato centinaia di volte nella Bibbia, iniziando con il peccato “originale” di Adamo ed Eva nel mangiare del frutto proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Spesso sembra che il peccato è solo la violazione delle leggi di Dio, inclusi i Dieci Comandamenti. Paolo tuttavia corregge questa prospettiva in Romani 3:20 quando afferma che: “Per le opere della legge nessuno sarà giustificato al suo cospetto; giacché mediante la legge è data la conoscenza del peccato.”
Dio vuole che noi riconosciamo i nostri peccati.
Anche coloro che non hanno mai ucciso nessuno o che non hanno commesso adulterio si troveranno colpevoli di aver mentito o di aver adorato i falsi idoli della ricchezza o del potere anziché Dio.
E’ tragico vedere che qualunque misura di peccato può separare da Dio.
“Ecco, la mano dell'Eterno non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire”, afferma Isaia 59:1-2. “Ma son le vostre iniquità quelle che han posto una barriera fra voi e il vostro Dio; sono i vostri peccati quelli che han fatto sì ch'egli nasconda la sua faccia da voi, per non darvi più ascolto.”
Dobbiamo resistere alla tentazione di agire come se fossimo giusti, specialmente se ci affidiamo alle nostre opere buone.
“Se diciamo d'esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi.” (1 Giovanni 1:8-10).
Chiamata al ravvedimento
[...] Gesù ci può perdonare perché è morto e risorto vincendo sul peccato e sulla morte.
L’apostolo Paolo chiama questo processo di riconoscere e prendere responsabilità per il proprio peccato “tristezza secondo Dio”.
“Poiché, la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena alla salvezza, e del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte”. Scrive Paolo in 2 Corinzi 7:10-11. “Infatti, questo essere stati contristati secondo Iddio, vedete quanta premura ha prodotto in voi! Anzi, quanta giustificazione, quanto sdegno, quanto timore, quanta bramosia, quanto zelo, qual punizione! In ogni maniera avete dimostrato d'esser puri in quest'affare."
http://www.allaboutgod.com/italian/che-cose-il-peccato.htm