Tanto per non dimenticare, poiché ancora oggi constatabile
“Quel che resta dei cattolici”. Una ricerca sulla crisi della Chiesa in Italia
Luca Kocci, “Adista” n. 27, 14 luglio 2012
Quella italiana resta una società cattolica. Questo è quello che appare, limitando l’osservazione alla superficie:
- dal punto di vista quantitativo i sacramenti reggono,
- l’istituzione ecclesiastica gode di un enorme spazio e ruolo pubblico,
- i “grandi eventi” cattolici – dai family day ai raduni giovanili con il papa – riempiono le piazze.
Ma approfondendo la visione, senza fermarsi alle statistiche ufficiali e all’informazione mainstream (tradizionale), si vede con chiarezza che la fotografia non corrisponde alla realtà:
- la partecipazione alla messa domenicale è in netto calo,
- il popolo di Dio appare sempre più distante – se non indifferente – alle indicazioni della gerarchia,
- la società è sempre più secolarizzata.
Quello che rimane, però, non sono macerie e deserto, ma una sorta di sdoppiamento, di «due Chiese»:
- la Chiesa «macchina dei sacramenti», istituzionale e gerarchica,apparentemente capillare, solida e potente, ma in realtà fragile e vuota («un immenso edificio ancora sostanzialmente integro nella facciata», al cui interno però sempre più spesso «crolla una parete o un pavimento»);
- la Chiesa del Vangelo e del «popolo di Dio in cammino», periferica e minoritaria, ma anche vitale e autentica. Con una speranza per il futuro: i laici. A patto che le gerarchie concedano loro autonomia e libertà e a condizione che si prenda atto, senza rammaricarsene, che i cattolici autentici sono ormai minoranza nel Paese e che la società cristiana è un’eredità del passato verso cui non provare alcuna anacronistica nostalgia.
È il quadro che emerge dalla ricerca di Marco Marzano (Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia, Feltrinelli, Roma, 2012), sociologo dell’Università di Bergamo.