18 gennaio 2017
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19:05
Huffingtonpost ha pubblicato poche ore fa un articolo di un certo Don Aldo Antonelli, che prendendo le mosse dai terremoti odierni fa un'acuta riflessione sulla preghiera:
Tre grandi e terribili scosse: ore 10,25 magnitudo 5,3; ore 11,14 magnitudo 5,5 e 11,26 magnitudo 5,3. Le avverto come paralizzanti mentre sto nel mio studio di Avezzano in provincia dell'Aquila e ne do notizia su facebook. [...]
Ecco, sia chiaro, per coloro che credono e per coloro che non credono e anche per coloro che credono di credere: il dio del Vangelo e il Dio della fede cristiana non è il dio a guardia della metereologia e/o a garanzia dei fenomeni naturali.
È il Dio che aiuta la coscienza del credente ad assumersi le sue responsabilità, a essere cosciente delle sue limitatezze e a disporre di se stesso ai fini di una convivenza solidale. In questo contesto la preghiera non è una polizza di assicurazione contro gli infortuni e gli inconvenienti legati alle nostra precarietà e all'instabilità del creato. È piuttosto un accendere in sé la coscienza della propria piccolezza e la fiamma di una forza che sa farci stare in piedi e ci da speranza anche nelle sventure.
C'è troppa gente che crede di pregare ma in realtà parla solo con se stessa, trasformando la preghiera a mero psicologismo autogratificante. Non basta chiudere gli occhi e stare in raccoglimento per incontrare Dio!
Pregare significa anche questo: farsi provocare dalla storia e dagli eventi e mettere in discussione le proprie facili e fatue certezze. Nella preghiera è Dio che pone delle domande all'orante e non il contrario.
Nel 2009 vivevo a L'Aquila e alle 3 del mattino stavo a letto. Son passati otto anni di cui 6 vissuti da sfollato, cioè senza casa, ospite senza diritti.
Ad agosto, poi a ottobre e oggi nuovamente, rivivo quella realtà, sento nuovamente sulla mia pelle la stessa paura.
Il pensiero di Don Aldo Antonelli che qui ho riportato mi ha colpito perché è un pensiero che ho vissuto, rivissuto e riflettuto a lungo. Ero invischiato, c'ero dentro. E vi confesso di non aver ancora risolto quell'assordante rumore e disorientamento che viene dalle mie viscere più profonde. Ma ho imparato che Dio è Dio, che Dio è potente, e ho accettato di riconoscermi uomo legato alla terra e non un dio. Ho capito che viviamo su un piccolo sasso che viaggia nell'immenso spazio, in un equilibrio quasi miracoloso, o come dice Don Antonelli, che debbo lasciarmi "provocare dalla storia e dagli eventi e mettere in discussione le mie facili e fatue certezze."