[...] Fino ai cinquanta, sessant'anni è come se si percorresse la strada che si porta alla cima del monte. Arrivati lassù, si vede cosa c'è dall'altra parte. Cambia la visione. Si scorge la propria storia diversamente. Si può cominciare a dialogare con la morte.
[...] La vecchiaia può essere un periodo molto produttivo e ricco della vita, il momento in cui se ne può ricostruire il senso, rintracciando il desiderio che ci ha spinto a fare ciò che abbiamo fatto.
E' il tempo in cui, lontani dall'immersione febbrile nella vita, si può cercare il senso della propria esistenza intensamente. E conservare il gusto dell'esplorazione, avendo la volontà di scoprire e di scoprirsi, è diverso dal fingere di essere ancora giovani, celandosi dietro il cerone.
[...] Il termine rottamazione è insopportabile. Far credere che gli uomini quando invecchiano debbano esser buttati via, è una follia. Nella storia umana le nuove generazioni hanno sempre imparato da quelle che l'hanno precedute. Rottamare significa rinunciare alla trasmissione di un patrimonio.
Intendo far notare che, se un vecchio ha qualcosa da trasmettere a chi viene dopo di lui, non è intelligente che una società se ne privi. Un conto è aggrapparsi al potere, un altro è donare il proprio sapere.
Brani dell'intervista a Massimo Ammaniti (psicoanalista, docente onorario di psicopatologia dello sviluppo a La Sapienza di Roma), pubblicata da Nicola Mirenzi su Huffingtonpost.it il 12.2.017