La domanda che mi è stata posta sul "Logos" non è precisa poiché non indica l'ambito di risposta: una risposta tecnica, un escursus storico o il tipo di coinvolgimento etico?
Ecco 3 differenti e sintetiche risposte che ho cercato e prelevato su web, più che cimentarmi in parole mie che comporterebbero lunghe e dotte ricerche.
- Tecnicamente, per i teologi cattolici, il Logos è Gesù, Gesù è il Logos preesistente.
"Con la preesistenza di Cristo si intende il concetto della Teologia cattolica secondo il quale Cristo, come Verbo e seconda persona della Trinità (Figlio, consustanziale al Padre), esiste dall'eternità, quindi preesiste all'assunzione della natura umana realizzata attraverso l'incarnazione.
Formulato compiutamente nel Concilio di Nicea, il concetto si ritiene fondato soprattutto dal prologo del Vangelo secondo Giovanni e dalla Lettera ai Filippesi, dove Cristo viene identificato con l'ipostasi divina chiamata Logos o Verbo.
[...] Questa dottrina viene ribadita in Giovanni 17:5, quando Gesù fa riferimento alla gloria che aveva presso il Padre "prima che il mondo fosse", durante il "discorso di congedo e di un pronto ritorno". Giovanni 17:24 fa anche riferimento al Padre che ha amato Gesù "prima della creazione del mondo." (Da Wikipedia)
- Storicamente l'idea di logos è un concetto desunto dalla filosofia greca, non dal mondo ebraico, in cui venne inserita, ma solo nel primo secolo, da Filone Alessandrino.
Nel pensiero greco, il termine indica la «parola» come si articola nel discorso, quindi anche il «pensiero» che si esprime attraverso la parola.
- Una precisa affermazione del lògos come «ragione» si ha in Eraclito: principio di razionalità universale, legge di armonia e insieme principio dinamico del divenire (anche principio materiale, «fuoco»).
- In Platone ricopre i significati di «discorso» come espresso nelle parole e come «procedere del pensiero»; in Aristotele è «discorso», con i concetti che esprime, e «facoltà di pensare, ragione».
- Grande sviluppo ha la teoria del lògos nello stoicismo: in logica (termine, questo, che, come scienza del lògos, è di origine stoica) ha valore centrale la distinzione tra l. interiore e l. esteriore (il primo, oggetto della dialettica, il secondo della retorica); in fisica, il lògos è il principio razionale e fisico («fuoco») che governa la realtà.
- Nella letteratura sapienziale greco-ebraica la sapienza divina è il lògos, che nel filosofo Filone (c. 30 a. C. - c. 45 d. C.) assume una precisa personalità come prima potenza espressa da Dio, con funzione mediatrice fra il creatore e il molteplice.
- Nel cristianesimo, la dottrina del l. si afferma con il prologo del Vangelo di Giovanni, che riassume la fede delle prime generazioni cristiane in Cristo, Dio-uomo: «Nel principio era il l., e il l. era presso Dio, e il l. era Dio. Egli era in principio presso Dio: mediante lui tutte le cose furono fatte»; egli «si è fatto carne e abitò fra noi». Il l.si identifica dunque con Cristo. Molto si è discusso sui rapporti tra questo concetto del l. e quello dell’ambiente giudaico-ellenistico; ma il l. giovanneo ha caratteristiche che non sembra possibile ridurre né al l. di Filone né a quello dei libri sapienziali. Nel cristianesimo primitivo la dottrina del l. si sviluppò parallelamente alle polemiche trinitarie e cristologiche con la progressiva assimilazione di elementi del pensiero greco, sicché la sua storia si risolve nella storia dei dogmi nei primi secoli. Un originale sviluppo è in Giustino, che sotto l’evidente influsso delle idee platonico-stoiche concepisce il l. come il principio razionale che dirige il corso della storia e, rivelandosi per bocca di coloro che vissero secondo ragione come i profeti e i filosofi greci (Eraclito e Socrate), si è poi manifestato agli uomini nell’incarnazione. Questa concezione del l., che dava un particolare significato a tutta la visione cristiana della storia, si sviluppò soprattutto tra i padri greci (e particolarmente in Clemente Alessandrino), i quali poi, parallelamente allo sviluppo del neoplatonismo, accentueranno sempre più il concetto del l. come principio razionale che racchiude in sé gli archetipi eterni secondo cui il mondo è stato creato. Alla dottrina neoplatonica del l. ricorrerà spesso Agostino per mostrare la profonda affinità fra la tradizione filosofica greca e la rivelazione cristiana, e per approfondire il suo stesso concetto del Verbum.
(fonte enciclopedia Treccani)
- Eticamente essendo Gesù una parola pronunciata e vissuta duemila anni fa e, per di più, solo raccontata da terzi (inizialmente solo a voce), richiede ascolto e imitazione intelligenti.
Per intelligente intendo tanta esegesi oppure vera e onesta semplicità di cuore (che non è pigrizia assurta a virtù di comodo), cioè un ascolto teso a percepire il vero il messaggio per i nostri anni, e perciò liberato dai gravami della storia e dai modi di dire dell'epoca in cui sono stati pronunciati.
Una parola che ci inserisca nella vita e non che ci allontani da essa come ben dice nella Filotea, S. Francesco di Sales:
“L’unica amicizia che vale è quella che, esplicitamente, mira ad aiutarci vicendevolmente ad amare Cristo. Altrimenti non merita il bel nome di amicizia”.
Sicché, tra tutti i tuoi amici, l’unico amico che merita tale nome è Gesù, e gli altri son tali solo se hanno a che vedere con la tua amicizia con Cristo. “Sit Iesus solus dilectus specialis”. Espressione che indica la scelta del cuore. Vedete che, la vita cristiana, in questo contesto, è di una chiarezza totale.
[..] I Santi, in questo, sono stati interpretati in maniera negativa dai loro contemporanei. Non è proprio possibile che una amicizia vera con Cristo ti metta in concorrenza con tua moglie o con tuo marito se sei sposato, o con le relazioni interpersonali… perché Gesù è fonte d’amore.
Non è che “per amore di Gesù” si amano gli altri, ma è nello sguardo del tuo cuore fisso su Gesù che fisserai in maniera giusta lo sguardo su di te e sui tuoi fratelli. Allora non li disprezzerai più, perché, con grande evidenza, vedrai che Gesù “è Gesù” in loro, è “Gesù” nel tuo sposo, nella tua sposa, nei tuoi figli, e, nello stesso atto che ti rende felice tu ti scopri amico di Gesù, amico dei tuoi fratelli e amico di te stesso
(Estratto dal corso d’esercizi spirituali tenuti da P. Max de Lonchamp in Sicilia nel 2007
8 febbraio 2017