Domenica scorsa, mentre ascoltavo la lista delle Beatitudini, riflettevo che i fortunati in questa vita (cioè quelli che Matteo chiama "beati") non sono i non-terremotati o i non-feriti da disgrazie della natura o da limitazioni fisiche o sociali o da distorsioni psicologiche, ma quelli che hanno sufficiente distacco per pensare alto "nonostante".
Le beatitudini proposte non alleggeriscono dalle "sfortune" ma indicano come utilizzarle quando ti capitano, sono un passo oltre il memento homo quia pulvis es.
La strada della fede non è oppio, ma pagliuzza d'oro da cercare a prescindere.