La sacralità del potere e la distinzione tra peccato e reato
nella tradizione occidentale
Parole conclusive dell'intervento tenuto da Paolo Prodi (Ordinario di Storia moderna all'Università di Bologna) presso l'università di Siena il 3 aprile 2003 in occasione del convegno su "La giustizia nei monoteismi"
[...] Come ha detto in modo eccezionale Gabriel Le Bras, un altro dei grandi che sapeva suonare tutt' e due le tastiere del diritto e della storia, nel suo grande piccolo volume La chiesa e il villaggio esiste una caratteristica comune a tutto il paesaggio, a tutti gli agglomerati urbani occidentali: se ci collochiamo in alto, come da un satellite, esse ci appaiono caratterizzate dalla presenza fisica distinta dei luoghi del potere e dei luoghi del sacro: il palazzo del comune, la piazza del mercato e la cattedrale. Ciascuno dei tre poli non può funzionare senza gli altri due ma se essi si confondono la città stessa quale noi l’abbiamo conosciuta nello scorso millennio è destinata a deperire e a morire.
Questa configurazione urbanistica è già scomparsa o sta scomparendo nelle grandi metropoli industriali e nelle periferie delle megalopoli. Con questo panorama urbanistico sta scomparendo anche l’altro panorama invisibile di cui abbiamo cercato di parlare, con conseguenze altrettanto e maggiormente importanti. in quanto il diritto ed la morale rappresentano proprio il punto di collegamento tra l’anima e il corpo, tra civitas e urbs: non per nulla il problema più tormentato nella discussione politica attuale è divenuto il concetto di “cittadinanza” come espressione dell’appartenenza al corpo politico.
La crisi attuale del diritto è parallela alla sua espansione in tutti i settori della vita umana: sotto la spinta delle nuove tecnologie, della globalizzazione, della necessità della difesa dell’ambiente e della privacy, sotto la spinta comunque della sempre maggiore complessità della vita associata: mi sembra che il panorama del diritto assomigli molto a quello delle nostre periferie urbane.
Forse è l’ora di abbandonare l’illusione illuministica di risolvere tutti i problemi con un'ulteriore espansione, senza limiti, del diritto positivo, della “norma ad una dimensione” , per regolare tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, i comportamenti un tempo unicamente dipendenti dalle norme morali.
D’altra parte sul piano dell’etica appare indubbia la difficoltà attuale delle Chiese ad esprimere norme aventi un valore universale: l’insistenza stessa della Chiesa per l’imposizione delle norme etiche finisce per mettere in secondo piano il problema fondamentale della loro autorità in relazione al perdono del peccato e alla salvezza. Nella stessa riflessione teologica degli ultimi decenni il problema del peccato come offesa unicamente a Dio (e quindi ben distinto dal reato) pare quasi dimenticato.