Carlo Rienzi scrive su Huffingtonpost.it di oggi 14/7/2018:
[...] Un ottimo servizio di Report ha di recente dimostrato che questi presunti naufraghi tutti abbienti pagano fior di bigliettoni ai trafficanti per poter salire su gommoni che sanno benissimo essere mezzi sgonfi e a volte bucati, con lo scopo semplice e ovvio di essere "salvati" in mare dalle compiacenti navi delle Ong, chissà da chi foraggiate, e quindi entrare in un paese straniero senza seguire le normali procedure di legge.
[...] Il problema è l'atteggiamento e il linguaggio dell'Europa e dei media del nostro paese. Una persona che paga per farsi mettere su un gommone bucato e che poi ovviamente imbarca acqua e rischia di affondare, non può essere assolutamente definito "naufrago", e non si può parlare di obbligo di umanità, solidarietà o di intervento in mare per salvarlo, perché tali concetti non valgono assolutamente se una persona che si è volontariamente - e per uno scopo preciso e illegale - posta in quella situazione di pericolo.
Le parole di Carlo Rienzi qui riportate non mi suonano come razziste e confesso di condividerle. Sarebbe ora di piantarla di cavillare e dare giusto nome e corretta reazione al problema.