Oggi mi è capitato di leggere su "Lettera43" un articolo di Francesco Peloso (giornalista specializzato sul Vaticano e la Chiesa), dal significativo titolo: "Il papa condanna il clericalismo ma i laici restano in silenzio".
Non saprei dirvi se quanto sostiene Francesco Peloso, del cui articolo riporto i passi più significativi, corrisponda a verità o quale doveva essere una plausibile manifestazione di difesa o di disgusto del “popolo” cristiano, certo il giornalista ha posto il dito su una piaga irrisolta quando scrive:
"Il mondo associativo cattolico non si è fatto sentire né dopo il summit sugli abusi né davanti alle riforme del papa. Come se gli scandali del Vaticano e i problemi della Chiesa fossero solo una questione interna al clero”.
[...] Con l‘eccezione comunque significativa di alcune testate cattoliche [...] è mancata la voce degli intellettuali cattolici (con qualche eccezione), dei leader o di esponenti laici delle associazioni grandi e piccole.
- L’Azione Cattolica, pur numericamente ancora rilevante, sembra ormai un gigante addormentato, chiusa in un letargo che dura da troppi anni.
- I movimenti neocatecumenali hanno taciuto,
- la Comunità di Sant’Egidio, i focolarini, l’Opus Dei non sono pervenuti,
- così come non si è udita la voce dei laici impegnati nelle organizzazioni che si occupano di migranti, solidarietà, assistenza sociale.
Tutti assistono a quello che avviene sul grande palcoscenico vaticano confondendosi fra gli spettatori, come la cosa, in definitiva, non li toccasse da vicino.
Il caso qui rilevato è emblematico. I due mondi che compongono la Chiesa, la tribù di Levi e il popolo delle altre 11 tribù, mostrano tutta la loro viscerale idiosincrasia. Due mondi che né si toccano né si parlano, solo formalità o annessioni servili. Nel concreto solo esistenze separate. I perché li conosco, o almeno ne conosco tanti, eppure continuo a chiedermi “perché”?