Ieri. 23 dicembre 2019, alle ore 22:15 sul canale TV 35 (Focus) è andato in onda un programma dedicato al satellite Rosetta, il satellite che è andato a visitare una cometa, infatti nell’agosto del 2014 s’è posato su una delle comete periodiche del nostro Sistema solare (periodo orbitale di 6,45 anni terrestri) chiamata 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Di certo la programmazione TV non è stata casuale. Il Natale è prossimo, e anche in quella narrazione si parla di comete. Un racconto francescano, quello natalizio, che piace e intorno a cui costruiamo persino dolci luminosi e mielosi presepi. Ma il contrasto tra l’immaginario di millenni e la realtà nuda e cruda, che inequivocabilmente quelle telecamere e quegli strumenti di bordo ci pongo davanti, è un pugno allo stomaco ma non può essere rifiutato. E’ una realtà che va affrontata, niente può restare uguale, ogni rifiuto sarebbe una mistificazione della realtà.
Sono contrasti che esigono risposte: magi-sacerdoti vs scienziati, il cielo della mitologia vs i concreti sassi desertici e inabitabili che lo compongono, oggetti guidati da una volontà libera vs oggetti che si muovono in base a campi di energie calcolabili, e così via.
Sono contrasti che lacerano le nostre convinzioni: dov’è la provvidenza che governa anche il cielo? dov’è il cielo bello e desiderabile se in realtà è un deserto da incubo?
E, quindi, che cosa ci siamo inventati in questi millenni? Un abbaglio o c’erano fondamenti concreti, cioè quello che ci è stato insegnato ha di sbagliato solo la spiegazione? Non accetto che sia stato solo un modo di tenere insieme una società, di fondare un’etica, un furbo tentativo di regolare i comportamenti. Penso che credere significhi vedere con altri occhi, intuire l’invisibile, un invisibile che c’è.