La globalizzazione è il processo per il quale una determinata condizione o entità locale estende la sua influenza a tutto il pianeta e, nel farlo, sviluppa la capacità di designare come locale un’altra condizione sociale o entità rivale.
Le implicazioni più importanti di questa definizione sono le seguenti.
La prima è che, nelle condizioni del sistema-mondo del capitalismo occidentale non esiste una globalizzazione genuina.
Ciò che chiamiamo globalizzazione è sempre quella riuscita di un determinato localismo. In altre parole, non esiste una condizione globale per la quale non si riesca a trovare una radice locale, una fonte specifica di appartenenza culturale.
La seconda implicazione è che la globalizzazione richiede localizzazione.
Di fatto, viviamo in un mondo di localizzazione tanto quanto viviamo in un mondo di globalizzazione. In questo modo, sarebbe ugualmente corretto in termini analitici se definissimo la situazione presente e i nostri argimenti di ricerca in termini di localizzazione anziché in quelli di globalizzazione.
La ragione per cui preferiamo quest’ultima è essenzialmente dovuta al fatto che il discorso scientifico tende a preferire la storia del mondo raccontata dai vincitori (Santos, 2001, 31-159).
Boaventura de Sousa Santos, SE DIO FOSSE UN ATTIVISTA DEI DIRITTI UMANI