Quando l'America latina "scende" in Europa e dispone di una voce capace di coinvolgere tanti microfoni, qualche certezza scricchiola e si va in guerra.
Non è storia nuova, ma una storia iniziata tanti anni fa, che annovera le figure di Francesco d’Assisi o di Marx o del concilio Vaticano II. Concilio che oltre ai documenti ufficiali partorì anche il “patto delle catacombe”. Erano una quarantina di padri conciliari ma poi se ne contarono più di 500, un quarto.
Il Patto delle catacombe fu un patto firmato da alcuni cardinali, soprattutto latino-americani, il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della fine del Concilio Vaticano II, nelle catacombe di Domitilla. Il documento era una sfida ai “fratelli nell'Episcopato” a portare avanti una “vita di povertà”, una Chiesa “serva e povera”, come aveva suggerito il papa Giovanni XXIII (così Wikipedia riassume il fatto).
Consiglio la lettura del libro-diario di Helder Camara, “Roma, due del mattino” dove vengono a galla alcuni dei maneggi sotterranei, assolutamente politici, che vivacizzarono il Vaticano II.
Con un articolo pubblicato sul blog di Nicola Porro, il 30 dicembre 2020 il prof. Dino Cofrancesco torna su quei temi e mette in evidenza uno degli aspetti irrisolti del nostro presente religioso e quindi sociale.
Trovo interessante il suo punto di vista perché sposta il problema da un teorico “progressisti vs conservatori”, a uno scontro di civiltà, il nostro mondo occidentale vs "l'altro mondo", come ebbe a definirlo lo stesso Francesco, nella sua prima apparizione pubblica.
Una problematica che è religiosa solo apparentemente, infatti è facile trovare citazioni di conforto alle proprie tesi nei sacri testi, come ma non è difficile trovarne e contrapporne altrettante in senso contrario. Il problema è ormai nella società, nel concetto di civiltà che ci attribuiamo, nei valori dell’uomo.
Ecco le pesanti parole del professore:
[...] con tutte le precisazioni, le interpretazioni, le spiegazioni spesso sofistiche che vengono date delle parole del Pontefice (papa Francesco) con lui siamo entrati in una nuova era in cui il patrimonio ideale e culturale dell’Occidente è divenuto fondamentalmente estraneo alla Chiesa.
Quest’ultima non è più fuori dal mondo ma è scesa nel mondo per sostenere una parte (gli have not) contro l’altra (gli have).
La progenie spirituale di Locke e di Montesquieu, di Constant e di Tocqueville, di Tocqueville e di Aron, di Croce e di Einaudi vive in uno stato d’assedio: il loro timore che l’eguaglianza potesse mettere in crisi la libertà (economica, politica, giuridica) degli individui è diventata la speranza del Mondo Nuovo annunciato da Bergoglio.
[Non poteva mancare anche una battuta sarcastica per il papa argentino]... Manca solo Pietro l’Eremita a benedire gli iconoclasti che abbattono i simboli di quello vecchio.