Messa per i giornalisti di Domenica 25.11.1965: opinione sul Vaticano II di monsignor Hélder Camara.
Nella sua omelia alla messa per i giornalisti monsignor Hélder Camara offre una chiave di lettura controcorrente sugli accadimenti per la bocciatura (1368 padri su 2209) alla stesura presentata per la Dei Verbum, cioè viene respinta la soluzione tradizionale del rapporto tra Scrittura e Tradizione, una delle ragioni della convocazione del Concilio stesso.
Nella sua omelia monsignor Camara fa un chiaro riferimento agli avvenimenti di quei giorni che hanno provocato nervosismo e scompiglio nell'assemblea. Ma ne offre una chiave di lettura controcorrente:
"La completa libertà di questo Concilio è la sua prima vittoria sugli scettici che credevano alla presenza di un dittatore.
Là dove alcuni osservatori superficiali potrebbero identificare un bilancio misero di questa prima fase del Concilio (uno schema sulla liturgia non ancora votato, un altro schema, dottrinale, rinviato per una rielaborazione in profondità, uno schema sugli strumenti di comunicazione sociale giudicato forse non all'altezza del Concilio) io vedo esattamente la seconda vittoria del Vaticano Secondo"
(Ignazio Ingrao, il concilio segreto. Piemme 2013, p 170).
Ma forse Camara aveva sottovalutato i tradizionalisti, che all'articolo 10 della Dei Verbum fanno scrivere e firmare:
"L'ufficio poi di interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa".
Fino a posizionarsi allo stesso livello delle altre due fonti (esattamente in linea con l’infallibilità asserita dal Vaticano l):
“È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa[...] sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre".
Non c'è interpretazione da dare.