2 ottobre 2021
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La storia di Riace non mi piace, esattamente come non mi piacque il comportamento del cardinale elemosiniere Krajewski, quello che nel 2019 riattaccò la luce in un palazzo occupato a Roma.
Perché collego i due fatti? Perché le parole del Procuratore sono chiare infatti inizia domandandosi e domandandoci se "chiunque può commettere qualsiasi reato purché a fin di bene?”
Quindi continua
[...] A Mimmo Lucano riconosce “una mirabile idea di accoglienza”, ma gli contesta di averla “riservata a pochi eletti che avevano occupato le case”. In altre parole, a dispetto della norma che prevedeva un avvicendamento periodico dei migranti, “lui manteneva sempre gli stessi, sottomessi. Gli altri li mandava nell’inferno delle baraccopoli di Rosarno”.
Benché incassasse i fondi destinati ai corsi obbligatori di italiano, “non c’era un migrante che lo parlava”. E al di là dei murales e di qualche casa diroccata, “gli alloggi destinati ai migranti venivano abitati dai cantanti invitati per i festival”. E ancora: “Tutto era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali”.
Di qui la dura condanna per associazione a delinquere, oltre che di Lucano, di altre dieci persone. “Nessuno ne parla, ma si trattava di una corte celeste di accoliti che campava così e di cui lo stesso Lucano era per certi versi anche vittima”. Perché se è vero che Lucano non si è arricchito, tuttavia “c’erano abbondanti somme distratte.
[vedi articolo su Huffingtonpost di oggi 2/10/2021]