Nel suo articolo " Clericalismo: negazione della sinodalità" Don Andrea Lebra scrive:
"Mi è capitato di recente di dialogare con un gruppo di presbiteri sul tema Sinodalità: modello di Chiesa.
Ad un certo momento, uno di loro mi chiede a bruciapelo:
«Che cosa, a tuo giudizio, concretamente dovremmo fare – tutti insieme, noi preti e voi laici – per contribuire a mettere davvero al bando il clericalismo che, in sostanza, è il corrispettivo della mancanza di sinodalità nella Chiesa e che papa Francesco continua a denunciare come una perversione?».
… Va detto innanzitutto che il clericalismo, modo anomalo di concepire l’autorità nella Chiesa, è un male complice o un peccato a due mani. Ad una parte consistente di “clero” piace la tentazione di clericalizzare i laici, ma tanti laici, in ginocchio, chiedono di essere clericalizzati, perché è più comodo e meno responsabilizzante.
Il clericalismo, dunque, non è solo dei chierici: è un atteggiamento che, nella Chiesa, tocca tutti. Esso è come il tango: lo si balla sempre in due. Non esistono laici clericali o clericalizzati che non abbiano l’appoggio di qualche prete. E non c’è un prete clericale che non abbia qualche laico che non sa che cosa fare se non lo domanda al prete. Una sorta, dunque, di clericalismo attivo, voluto e alimentato dal clero, e di clericalismo passivo, subìto e accettato dal laicato.
… Non v’è ombra di dubbio che Francesco sia il primo vescovo di Roma a denunciare con particolare insistenza e severità la “perversione” del clericalismo attivo nella Chiesa, facendone un motivo ricorrente del suo magistero. Un “peccato brutto” che, invece di guidare le pecore, non solo non le fa crescere, ma le uccide. Una “piaga” che rimanda alla prima delle Cinque piaghe della santa Chiesa di Antonio Rosmini.
(settimananews.it/chiesa/clericalismo-negazione-della-sinodalita/
22 novembre 2022)