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10 aprile 2023 1 10 /04 /aprile /2023 04:10

Riflessioni Pasquali (aprile 2023).

 

In questa Settimana Santa ho rivisto il film La passione di Cristo di Mel Gibson.

 

Lo ricordavo bene pertanto la mia attenzione si è incentrata sui particolari. E ancora una volta le immagini del film mi son parse vere, cioè vicine ai fatti accaduti allora e corrispondenti alle immagini che avrei visto se presente. Eppure, non sono poche le voci critiche (...e non senza ragione) per l’eccessiva estetizzazione del dolore e del sangue, e anche questo è sicuramente innegabile.

 

Però il modo di presentare i fatti adottato da Gibson non è poi così originale, ricalca il modo con cui da duemila anni noi cristiani ci raccontiamo quei momenti che ci piace considerare storici. Allora perché con Gibson parliamo di estetizzazione del dolore?  

 

Che già tra i primi seguaci di Cristo il metodo Gibson fosse il modo di raccontarsi i fatti della passione, ne troviamo traccia anche nei Vangeli. Infatti, gli evangelisti si soffermano su tanti dettagli (Giovanni addirittura parla di sudore misto a sangue, Pietro che taglia l’orecchio a una guardia, un altro che scappa nudo, i tre canti del gallo, il cireneo, etc). Inoltre, i riferimenti a tanti passi profetici e ad alcuni salmi, che additano espressamente il Cristo come capro espiatorio, non diversamente da Gibson pare dicano che più lui soffre, più sono le frustate e più ci salva. 

 

Il medioevo su quest’impostazione ci ha sguazzato dentro e ne ha fatto un’autentica forma teatrale. Un teatro arrivato fino a noi con le variopinte tradizioni che animano ogni borgo nel periodo pasquale. Basta sfogliare una qualsiasi guida turistica per trovare lunghi elenchi di sceneggiate sul tema, ovviamente congiunte all’invito “disinteressato” di andare a passare una Pasqua nel borgo.

 

La Chiesa ha anch'essa le sue forme teatrali. Che si chiamino via crucis o riti di Pasqua, sono sempre forme teatrali di splendida fattura. Ma forme teatrali anch'esse. 

Riconosco che è attraverso di esse che la Chiesa ci fa arrivare il messaggio insito nei fatti. Ma non si può negare che le formalità “prefiche” cui sovente ha dato libero accesso coprano o almeno annebbino il vero messaggio.

 

Tutto questo, ripeto, alimenta la sensazione che più sono le frustate e più ci salva… ma questo è cristianesimo o paganesimo?

 

Non facevano così anche gli aztechi che sacrificavano uomini o i romani, i greci, gli ebrei e un po’ tutti i popoli che uccidevano animali. Il pensiero che lo esigeva era simile. 

 

E anche i primi seguaci di Gesù non potevano non vedere la morte di Gesù che come l’ha raccontata Mel Gibson. Essi vivevano in un mondo pagano, dove il concetto circolante, la convinzione indubitabile, era che la divinità andasse rabbonita con sacrifici, in particolare con il dono delle vite, e più erano più la preghiera era efficace. Un preconcetto simile a tanti altri in quell’epoca, come era indubitabile ed impensabile che le stelle non fossero appese in cielo, che la terra non fosse piatta e così via.

 

Eppure, nell’episodio di Abramo e Isacco fu lo stesso Dio a fermare la mano di Abramo. Voleva obbedienza non sangue. Perché il caso di Gesù dovrebbe essere diverso?

 

Penso che Gesù intendesse insegnarci non uno sterile soffrire ma l'obbedienza. Non un sacrificio inevitabilmente orgoglioso di sé o una presunta moneta per pagare Dio. Semplicemente un realistico esempio di come si traduce nella vita reale il primo dei comandamenti, quello di amare Dio più di sé stessi.

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