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1 aprile 2023 6 01 /04 /aprile /2023 05:49

 

Mi interesso di religione perché lo considero un dovere dovuto, dovuto a me stesso, al mio senso di vivere. Non devo salire sul pulpito, ma devo fare la mia strada con convinzione, senza incartarmi o lasciarmi imbonire. Pur essendo un semplice laico, come ho voluto essere, sento il diritto e il dovere di "occuparmi di testi sacri… dei testi e delle figure della religione". Mi riguardano.

 

I testi sacri di certo non sono libri di storia o di scienze. Già S. Agostino scriveva che «Dio voleva farci cristiani, non scienziati».

 

Li chiamano libri ispirati, ma sorrido e soffro quando chi preposto al pulpito ha idee alquanto confuse e si dilunga sui dettagli di orpello, inseriti dall’autore, come fossero fotografie storiche, ricamando improbabili significati, dimentichi che chi scriveva era una persona di duemila anni fa, per giunta poco colta, che non sapeva e non poteva parlare in termini filosofici ma solo con immagini adatte all’uditorio di cui disponeva nel primo secolo. 

 

E questo va tenuto ben presente e sempre, perché l'obiettivo di quegli scrittori non era scrivere un trattato scientifico o storico o  filosofico ma di far arrivare ai suoi ascoltatori un messaggio, il Messaggio. 

 

Ma oggi gli uditori sono cambiati. Da Cartesio hanno imparato che "per esaminare la verita' si deve, una volta nella vita, porre tutto in dubbio, quanto e' possibile" [I dei "Principia Philosophiae] seppur consci che "nessuna dottrina è così falsa da non contenere qualche verità ... nessuna discussione tanto frivola da non poter trarre da essa qualche insegnamento" [Pietro Abelardo, Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano] e che il messaggio va pazientemente cercato, con sagacia.

 

Mi soffermo un attimo sull'Ispirazione, visto che in suo nome e per la sua autorità ci hanno fatto trangugiare autentiche cavolate.

 

Gerardo Piccardo, giornalista e filosofo, parlando di ispirazione ci informa che nella Chiesa il concetto di Ispirazione ha avuto una sua vera maturazione soltanto in epoca recente.

“La natura dell'ispirazione non è stata mai oggetto di definizione dogmatica da parte di nessun Concilio. In altre parole, ci chiediamo in che modo Dio ha ispirato la Bibbia e in cosa consista questa ispirazione divina. L'effettiva investigazione di questo problema ha avuto inizio intorno al 1500 (col Rinascimento e la Riforma protestante) e continua ancora oggi."

 

Sarà il Vaticano II nella Dei Verbum (11) ad affrontare il problema, il passo recita così: "Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte." Trovo la frase non proprio chiara. Non viene definito il “tutto” e attribuisce a quegli scritti un’autorità equivoca con il “soltanto”, ma certo definisce chi scrive come autore e non come scrivano.

 

Essendo “autori” vanno interpretati, vanno filtrati dalle scorie dell’uomo autore per arrivare al messaggio. E questo va fatto seguendo gli insegnamenti di Cartesiane ma sicuri di essere in presenza di verità da trovare, come dice Abelardo. 

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