Dalla notte dei tempi è giunti fino a noi la sensazione, pian piano divenuta idea, che esista un mondo altro, un qualcosa di invisibile ma potente. È stato un passaparola ininterrotto che ha segnato e segna ancora l’intera umanità.
A giustificazione di tale visione della realtà non ci sono altre prove che la paura frutto di ignoranza sugli accadimenti naturali (tempeste, terremoti ed epidemie, etc), ma soprattutto c’è e ci sarà l’effetto “morte”, cioè la coscienza della propria fine, quella proprietà tutta umana di aver coscienza dell’ineluttabile trascorrere del tempo.
L’immaginazione ha fatto il resto. Nell’universo umano si è creato un autentico panteon. Sciamani, sacerdoti e dominatori hanno coltivato e trovato il proprio tornaconto in queste fantasie.
È da una quarantina di secoli, che intorno al Mediterraneo (cioè dal Medio Oriente all’Europa) gli uomini che ci vivevano, uomini che sono i nostri avi, hanno operato scelte che sono arrivate fino a noi. Ovviamente 4000 anni di storia non potevano non rielaborarne pesantemente i concetti base e frastagliare l’iniziale di un simbolico Abramo.
A noi cosa resta in mano? Un racconto trovato nel latte materno e praticamente nessuna prova a sostegno.
Pertanto questo racconto possiamo rifiutarlo, possiamo sostituirlo con un umanesimo naturale o sostituirlo con altri racconti provenienti da altri ceppi, ma possiamo anche accettarlo estraendone la nostra un’etica di riferimento e i valori per la nostra esistenza. Questo è credere, questo è il significato del termine “fede”.
Nel cristianesimo si aggiunge un concetto che non trova giustificazione nella logica umana, il concetto di “dono” ad personam. Non a tutti capita di “cader da cavallo” come all’ebreo Paolo, ma “forse” tutti lo ricevono, di certo solo alcuni lo valorizzano e si presentano alla festa.