Oggi mentre leggevo il salmo 106(105) mi sono reso conto della profonda differenza tra il sentire dell’autore di quel salmo e il mio di sentire. Viviamo e avvertiamo due mondi diversi, il nostro essere nel mondo e il senso dello stesso mondo.
L’autore del salmo 106 ci racconta impudicamente ma onestamente con quali convinzioni arriva a Dio. Grande e fondante è la sua meraviglia per la caduca natura fisica di cui è fatto e che lo circonda.
Oggi, però, quel modo di sentire la realtà si è affievolito. Non abbiamo solo occhi, abbiamo microscopi, siamo usciti dal pianeta e viaggiamo nello spazio, i naturalisti (Papa compreso) ci consigliano di porre rimedio ai cambiamenti climatici, e così via.
Ma con l'affievolirsi di antiche sensibilità traballano anche le convinzioni che parevano dare fondamento alla credenza in Dio e forma alla sua immagine. Cioè i fatti che ci circondano e lo scorrere del tempo non suscitano più le convinzioni del salmista, sono onde non più nella portata dei nostri “radar”. La nostra sensibilità ha virato, dal perché succede al come funziona.
Oggi siamo convinti, sicuramente con molta presunzione, che il “misterioso” riscontrato dal salmista non sia altro che ignoranza, che ci siano spiegazioni “altre”. La scienza è andata oltre e va sempre più oltre.
E allora Dio?
Personalmente sono convinto che questo nostro nuovo modo di sentire non elimina Dio, elimina solo la strada con cui eravamo abituati ad arrivare a riconoscere la presenza di Dio. Perché Dio esiste, l’anima esiste, una vita dopo la morte esiste, cioè si tratta di trovare una nuova strada per far nostri i risultati cui era pervenuto il salmista.