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16 ottobre 2023 1 16 /10 /ottobre /2023 10:00

La vita futura è il tema su cui si è sviluppata la parola liturgica di ieri, domenica del 15 ottobre 2023. 

 

Il tema è avviato da Paolo:

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza.

Cioè la vita di un cristiano non è diversa da quella di tutti gli altri. Si distingue per la speranza che coltiva.

 

Pure Isaia ci dice qualcosa di simile: 

E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio

in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.

Questo è il Signore in cui abbiamo sperato.

 

E anche il Salmista:

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

 

In altre parole, anche noi cristiani abbiamo una speranza, un “Paradiso”, una beatitudine. E il brano di Matteo, mediante una parabola, ne illustra i come:

- come sarà?

- come vi si entra?

 

Come sarà?

Cioè come se lo sono immaginato “fisicamente”, nel corso delle più diverse epoche storiche e nelle più variegate culture, gli uomini che ci hanno preceduto?

  • I primi a sognare il paradiso furono i sumeri e lo chiamarono Dilmun: si trova descritto in una tavoletta (2500 circa avanti Cristo) come un luogo puro e splendido, dove non esistono malattie né violenza.
  • «Nelle religioni orientali (scrive lo storico delle religioni Giovanni Filoramo) vige una concezione ciclica del tempo e, pertanto, il paradiso non è uno stato definitivo, ma un passaggio che torna a ripetersi tra un ciclo di vita e l'altro». 
  • Per il popolo ebraico cosa c’era di meglio che un lauto pasto, di una festa con canti e danze? Nella loro mentalità niente, oltre una festa di matrimonio benestante, poteva rendere meglio l’immagine del “quando si sta bene”. I primi cristiani erano ebrei ed ecco che spesso nei vangeli si parla di nozze. E questa è anche la chiave di lettura della parabola.
  • La promessa più allettante per l'aldilà è comunque quella dell'Islam: nel Corano il Gan Eden viene descritto come un luogo di delizie materiali. Gli eletti possono godere di frutta, carne e miele, vino delizioso, bagni in sorgenti purissime e tante vergini, le urì, per allietare le giornate.
  • Per la filosofia neoscolastica, che vanta radici nei filosofi greci e che ha dominato per un millennio la storia della Chiesa,  lo star bene è immaginato immateriale ed eterno. Cioè sono ben riusciti nell'impossibile impresa di rendere poco allettante anche il paradiso.
  • Personalmente io credo che nessuno sappia esattamente che cosa sia il “paradiso”. Pertanto convengo con Paolo quando nelle sue lettere racconta di esserci stato ma lo definisce "irraccontabile”. Il mistero domina.

 

Se si accetta che esista, la successiva domanda è: come vi si entra?

La parabola racconta che il biglietto di ingresso non richiede né parentela né ha un costo, vi si entra su invito. 

Unica condizione richiesta è la disponibilità. Una disponibilità che significa corretta “priorità” nella gestione dei propri interessi. 

 

Nella parabola l’invito viene anche ripetuto, diventa quasi preghiera, eppure capita che quelli non se ne curino e vadano chi al proprio campo, chi ai propri affari. Per loro vale il proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani. E’ sfiducia, è la sfiducia che si possano realizzare maggiori vantaggi in avvenire, pertanto rimane più conveniente contentarsi del poco certo dell'oggi, senza correre rischi.

 

Ma il rischio per costoro c’è, vengono sostituiti. E allora la scena, almeno nella parabola, viene diviene greve, viene illustrata con immagini di spietate carneficine, prima da parte degli invitati sui messi e poi per le reazioni del padrone di casa.

 

Infine il racconto ci mostra un padrone di casa, quasi stizzito, che con severità controlla ogni disordine. Il possesso di un abito nuziale non è preteso perché anche questo è regalato all’ingresso, ma chi non passa per quella porta, chi non accetta questo ulteriore dono, stona nell’ambiente ed è ricusato senza pietà. 

 

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  • : Blog di Piero Azzena
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