Così argomentava Schleiermacher Friedrich (1768-1834), cioè 200 anni fa:
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Nella comprensione il momento tecnico/psicologico si integra con quello linguistico/grammaticale, due funzioni che si propongono di intendere il discorso/lo scritto come tratto della lingua e come un dato del soggetto pensante.
La comprensione grammaticale ha come proprio oggetto di indagine il linguaggio che si manifesta in tre diverse totalità:
- quella della lingua materna,
- quella del periodo in cui vive l'autore da interpretare,
- quella afferente allo stile dello stesso autore con particolare attenzione al suo impiego nel discorso/scritto oggetto di interpretazione.
La comprensione tecnica/psicologica intende risalire all'intenzione dell'autore, alla sua decisione germinale, che consente di cogliere la genesi (prelinguistica) dell'opera.
In questo contesto emerge la nozione di divinazione, intesa come l'atto intuitivo, con il quale l'interprete si immedesima nell'autore, fino ad attingerne il punto di vista e a comprenderne l'opera a partire da esso.
La divinazione è resa però possibile dal confronto
- con altre opere dell'autore,
- con il genere letterario,
- con le tendenze dell'epoca,
implicando quindi una comparazione.
Tra i due momenti (grammaticale e tecnico) si instaura un rimando infinito (nome schleiermacheriano del circolo ermeneutico), data l'ineffabilità e infinità dell'individuo (radicantesi nel suo essere prospettiva particolare sull'assoluto).
L'interprete deve mirare non solo a comprendere l'autore così com'egli stesso si è compreso, ma ad intenderlo addirittura meglio, dal momento che nella sua opera interpretativa diviene finalmente quel processo di creazione che era inizialmente del tutto inconscio.