Non passa giorno senza che giornali, telegiornali e talkshow ci propinino la lista dei caduti di giornata: a Kiev, a Gaza, sulle strade, sull'ultimo terremoto, sul covid, sull'ultimo aereo caduto, sui cantieri, etc.
Numeri spaventosi, ma ormai li sentiamo e li dimentichiamo, forse li accompagniamo con un pensierino di condoglianza. Lo sappiamo che non sono formiche, che sono uomini, ma non ci toccano. Ormai i media ci hanno anestetizzati, resi insensibili.
Ma il covid non è Gaza e un terremoto non è Kiev, non c'è in gioco l'ineluttabilità.
Ci siamo mai chiesti quanti soldi servono per comprare un fucile, un razzo o un drone?
Quanti soldi si spendono per tenere in vita chi in quei territori non è ancora morto?
Quanti soldi serviranno per ricostruire il distrutto?
E, soprattutto, quanto costa ad ognuno di noi?
Di questa contabilità i media non ci informano, o forse non la tengono. Solo una volta sentii un accenno da Papa Francesco, ma solo una volta e di sfuggita e poi anche Lui si tacque.
Se quotidianamente i giornali e i telegiornali ci comunicassero quanti milioni e milioni di dollari o di euro si sono buttati al vento nella giornata appena trascorsa, e chi ha pagato o come si sono procurati quelle cifre mostruose, io credo che ognuno di noi salterebbe sulla sedia e, pertanto, per la modalità propria dell'economia che valuta costi-benefici, ci sarebbero meno guerre o forse durerebbero meno.
Utopia? certo poiché siamo uomini e il ring solletica i nostri narcisismi, ma che tutti tacciano su quest'aspetto non è corretto, è barare.