Poiché si dà per assodato che l’ispirazione non sia un dettato, ma siano le parole e le immagini (allora in voga) di persone che comunicano il proprio pensiero (o la propria fede). Pertanto è ovvio che l'ispirazione non dobbiamo cercarla nel contenuto di un scritto o di una parola ma in chi le ha scelte tra le tante interpretazioni che gli erano proposte.
Le voci giunte a me uomo del duemila sono parole già soppesate da altri, già scelte. E questa potremmo chiamarla tradizione. Cioè i testi che chiamiamo “ispirati” sono i testi scelti dai nostri avi, e che le tante generazioni che ci hanno preceduto hanno ritenuti validi.
Il problema sorge quando non c’è unanimità o é palese l’ignoranza nella presunta spiegazione scientifica dei fatti narrati. Non è una colpa, il passaparola ha i suoi rischi, come pure la scienza (sia come tecnica che come pensiero) ha fatto i suoi passi avanti e tante cose ormai hanno spiegazioni molto semplici.
Allora si deve utilizzare il rasoio di Occam?
Cioè ci si deve attenere al principio metodologico che suggerisce di scegliere la soluzione più semplice tra più soluzioni, il principio che afferma che la teoria più semplice è spesso la migliore. In altre parole, la verità è nella soluzione più semplice in base a quello che ora sappiamo?
Oppure vale il concetto democratico del numero dei votanti?
Cioè una interpretazione è più vera quanti più numerosi sono i votanti, spalmati nel corso dei secoli o nei giorni nostri?
Il rischio è il relativismo, ma il tradizionalismo non è peggio?