Da "Il paradosso dell'uguaglianza" di Thomas Nagel, 2021
Tu hai cambiato lavoro quando hai ricevuto l’offerta di uno stipendio maggiore. Un nostro amico è un bravo genitore e vuole offrire ai suoi figli le migliori opportunità possibili. Un’amica artista ha dipinto un bel quadro e lo ha messo all’asta con l’idea di venderlo a chi offre di più.
Non tendiamo a condannare queste scelte. Anzi, la maggior parte di noi le considera aspetti della vita sociale assolutamente normali e accettabili.
Allo stesso tempo, sappiamo che le differenze di talento e fortuna, insieme all’accumulo di queste scelte su grande scala, portano nel tempo a diseguaglianze economiche e sociali, diseguaglianze di classe e diseguaglianze ereditate.
Diseguaglianze che le persone di orientamento progressista considerano un disvalore, perfino un’ingiustizia. Chiunque abbia pensato seriamente all’ideale dell’eguaglianza è consapevole di questo rompicapo morale.
[...] Un modo comune di dare senso alla tensione appena esposta è ipotizzare che esista un conflitto tra moralità, da un lato, e auto interesse, dall’altro. Questa prima ipotesi ignora, però, la dimensione morale delle scelte individuali: perseguire i propri interessi e quelli dei nostri cari è, entro certi limiti, non solo moralmente permesso ma a volte anche lodevole.
[...] Un altro modo di intenderlo è come conflitto tra etica pubblica ed etica privata, come moralità della scelta sociale versus moralità delle scelte individuali. Questa seconda ipotesi è empiricamente implausibile, perché non è possibile separare questi due ambiti in maniera netta: le nostre scelte individuali sono spesso inseparabili dalle loro ricadute nell’ambito pubblico.
[...] Thomas Nagel esplora un ulteriore modo di affrontare il problema, ossia interpretandolo come un conflitto tra due aspetti della moralità dell’agente individuale.
- In primo luogo, ciascuno di noi ha una propria vita da vivere, e pretende che gli altri riconoscano la validità del proprio interesse a viverla nel migliore modo possibile insieme a quelli con cui ha, o stabilisce, dei legami. Questo è il punto di vista “personale” della moralità individuale.
- In secondo luogo, ciascuno di noi, come persona morale, deve riconoscere l’eguale status morale degli altri, e con questo le pretese e i doveri reciproci che derivano dalla giustizia distributiva, tenendo in conto egualmente tutti i punti di vista personali di tutti i membri della propria società.
In breve, ciascuno di noi ha un eguale status che implica delle pretese a un eguale trattamento. Questo è il punto di vista “impersonale” della moralità individuale. Concepire il problema in questo modo, come tensione tra due prospettive morali della stessa persona, rende la questione della sua risoluzione politica da un lato più interessante, dall’altro più difficilmente trattabile.