Quest giorni si parla molto di Sinodo. Ed è naturale, visto che è in corso, ma ancora una volta trovo solo ragionamenti pseudo-teologici che si sovrappongono a due millenni di storia, è la teoria che non vede la pratica, è un Dio spalmato su altri temi pur di prendere voti o, peggio, tenuto congelato per paura di non saper dove mettere i piedi... ovviamente non per ispirazioni del tanto citato Spirito Santo.
Ho letto tanti commenti, ho persino riletto l'articolo di Don Epicoco che raccomanda di "dialogare, comunicare, ascoltare, confrontarsi, integrare, lasciarsi mettere in discussione, cose che presuppongono la fatica di metterci contro quell’istinto di prevaricazione che abita dentro ciascuno di noi" e che riporta le parole del cardinale Grech: «sogno un tempo in cui non avremo più bisogno di votare in un Sinodo perché ci intenderemo senza più bisogno di maggioranze e minoranze».
Tutte belle parole, ma carmina non dant panem, di certo non ho sentito alcun accenno o una critica seria ai Padri della chiesa, al periodo post costantiniano.
Questo significa che manca un'analisi libera, cioè storica, sulle origini delle tradizioni presenti nella Chiesa di oggi, sul perché di tante abitudini e certezze non presenti nei vangeli. E' tutto oro quello che viene dal passato? Forse no.
Trovo che sia grave questa mancanza di chiaro aggancio e di analisi, che il tradizionalismo stia vincendo sulla tradizione.
Che del pensiero di Gesù, ascoltato e riportato da uomini palestinesi del suo tempo e rimasticato dopo alcune centinaio di anni sotto l'egida di Platone o di Costantino, sia rimasto poco.
Forse sono io che non ho letto tutto? Probabile, ma certo sono molto perplesso.