(Riassunto di Articolo pubblicato su ParadoXa gennaio-marzo 2021)
Quale futuro per il cristianesimo in una società globalizzata?
Mauro Pesce
È la globalizzazione che ha provocato una delle due modificazioni più profonde, e certamente durature, della vita etico-religiosa e ha investito in particolare in modo forte il cristianesimo non solo europeo, ma mondiale.
- La prima consiste nel fatto che le più diverse tradizioni etiche e religiose da qualche decennio si incontrano e si confrontano
- Il veicolo principale di questo incontro sono anzitutto le migrazioni di grandi masse da una parte all’altra del pianeta
- Ma poi è rilevante anche lo spostarsi periodico di una borghesia dirigente da una nazione all’altra per periodi medio-lunghi
- La seconda: la globalizzazione avviene per necessaria conseguenza di un sistema economico e finanziario che – appunto necessariamente – diffonde un sistema di meccanismi collettivi di vita scientifico-tecnico che domina tutto il pianeta e permea ogni aspetto particolare della vita quotidiana
La scienza e la tecnica – un fattore centrale della globalizzazione sono effetto della modernità, di quella modernità che da circa cinque secoli ha progressivamente eroso il sistema culturale del cristianesimo tardo-antico e medievale e ha riportato alla luce la fisionomia storica di Gesù e del cristianesimo delle origini
Bisogna allora pensare che solo con la scienza contemporanea (dall’evoluzionismo all’astronomia), solo con le scienze umane (in particolare la psicologia e la psicanalisi e gli studi cognitivi) e con determinate correnti dell’arte contemporanea e con la globalizzazione dell’intero sistema culturale planetario, si comincerebbe oggi a delineare un sistema simbolico alternativo e sostitutivo di quello cristiano tardo-antico e medievale.
Questa forma religiosa va chiamata gesuanesimo, per distinguerla dal cristianesimo successivo che a Gesù si è ispirato ma degiudaizzandolo e ricoprendolo di una cultura e una mitologia a lui estranee.
Rispetto alla modernità e al suo sviluppo scientifico-tecnico si sono avute due reazioni fondamentalmente diverse: quella delle élites, da un lato, e quella delle masse, dall’altro, delle classi sociali inferiori condannate sia dalla colonizzazione moderna sia dall’attuale sviluppo economico-finanziario-industriale a una forte subordinazione, povertà e impossibilità di accedere a una formazione culturale sufficiente.
Solo pochi uomini sosteneva Jaspers – sono pienamente consapevoli di questa svolta epocale, mentre la massa degli uomini continua a vivere nelle forme di pensiero prescientifico, pur utilizzando i prodotti della scienza.
La distinzione tra gesuanesimo e cristianesimo è di fatto, e da tempo, percepita solo da un ristretto numero di persone, non solo però intellettuali ed élites della borghesia, ma anche gente colta o appartenenti a classi sociali più povere che hanno però potuto attingere a forme di informazione storica e scientifica e hanno interiorizzato la critica radicale della scienza e della cultura della modernità alle tradizioni.
Questa adesione a Gesù, ma non al cristianesimo, consiste in un ventaglio estremamente differenziato di posizioni
Questo atteggiamento critico che distingue gesuanesimo da cristianesimo subisce a causa della globalizzazione uno scatto in avanti molto significativo. Il nucleo etico del gesuanesimo, cioè del messaggio etico e spirituale di Gesù, viene oggi messo a contatto e confronto con altre esperienze culturali etiche religiose planetarie.
Queste esperienze concrete possono usufruire, per un approfondimento teorico, di importanti strumenti lascati da grandi pensatori recenti. Per limitarmi all’ambito cattolico, ricordo Raymundo Pannikar, Hans Küng, Pier Cesare Bori, Jacques Dupuy. Recentemente anche Vito Mancuso ha pubblicato un volume dedicato ai Quattro maestri (Gesù, Socrate, Buddha e Confucio). Ora è possibile, grazie alla globalizzazione, quell’etica mondiale di cui parlava Küng o quel consenso etico fra culture di cui parlava Bori.
Bisogna essere consapevoli che le religioni nella stragrande maggioranza dei casi non si trasmettono per scelta libera.
Ciò significa che la vita religiosa della stragrande maggioranza della popolazione è gestita da istituzioni ecclesiastiche. Ma ciò significa anche che il cristianesimo trasmesso dalle istituzioni è necessariamente un cristianesimo istituzionale e tradizionale, conservatore. Solo chi riesce a sottrarre sé stesso e i propri figli a queste istituzioni può praticare il gesuanesimo, cioè una forma religiosa che si ispira direttamente a Gesù e non all’interpretazione ecclesiastica.
Da ciò deriva che bisogna preventivare una permanenza del cristianesimo nella sua forma più o meno tradizionale per molti e molti secoli ancora.
In sostanza il cristianesimo istituzionale continuerà ad esistere nel nuovo assetto culturale che sembra stia nascendo a livello di tutto il nostro pianeta. Gran parte delle masse popolari cristiane continueranno ad aderire a questo cristianesimo, soprattutto quelle masse che non hanno interiorizzato la critica alle religioni prodotta dalla modernità e dalla scienza moderna.
Fino a quando vi sarà una sovrapposizione tra riti cristiani e momenti essenziali della vita individuale e sociale le masse cristiane rimarranno nel cristianesimo e non passeranno mai ad una forma di gesuanesimo che feconda ed è fecondato da altre tradizioni religiose.
Solo quando non solo il matrimonio (come avviene spesso ora) non si svolgerà più nelle chiese, ma neanche si ricorrerà al battesimo per sanzionare la nascita e non si ricorrerà più a un funerale religioso per celebrare la morte, solo allora anche il cristianesimo delle masse potrà autonomizzarsi dalle istituzioni ecclesiastiche.
E’ possibile immaginare uno scenario futuro, pur con la piena consapevolezza della fragilità e forse inconsistenza di queste riflessioni.
(1) Una prima forma di cristianesimo che sicuramente continuerà ad esistere, come ho appena detto, è quella istituzionale conservatrice nella quale confluiranno soprattutto le masse che non hanno interiorizzato la critica che la modernità e la globalizzazione necessariamente esercitano sulle religioni
(2) Una seconda forma potrebbe, però, diffondersi sempre di più nella società dei prossimi anni, una forma che non possiamo definire cristianesimo ma gesuanesimo
Al centro del suo messaggio sta un complesso di esigenze religiose primarie che sono al cuore dei bisogni umani primari di ogni società. Anzitutto si tratta di un bisogno di riconciliazione.
Ma c’è un altro aspetto del gesuanesimo: è il bisogno di parità sociale, di benessere e abbondanza soprattutto per i poveri, il bisogno di immaginare una riforma mitica e radicale della società che sia organizzata per risolvere primariamente i bisogni dei poveri e dei malati. Questo c’è al di sotto al mito del regno di Dio di Gesù. Il simbolo centrale del regno di Dio è la commensalità tra i poverissimi e gli altri in un mondo di abbondanza e di salvezza dalla malattia (soprattutto quella dei malati cronici poverissimi).
Questo gesuanesimo si diffonderà probabilmente sempre di più fra gli strati colti della popolazione, ma darà luogo a forme prevalentemente individuali di religiosità. Forme di religiosità che
- (a) non hanno bisogno di istituzioni ecclesiastiche, di chiese, di comunità né quindi di riti.
- Una religiosità forte (b) personale e sociale insieme.
- Una religiosità (c) capace di sintesi perché capace di assumere elementi simili esistenti delle altre religioni tradizionali del pianeta e di influenzarle.
Una religiosità (d) che consisterà in una costellazione di tipi diversi, di atteggiamenti individuali di bricolage tra le diverse tradizioni.
La probabilità del verificarsi di questa forma di gesuanesimo movimentistico-settario popolare dipende dal fatto che la critica moderna agli spetti culturali tradizionali, mitici, soprannaturalistici (e ormai inaccettabili oggi) andrà sempre più ampiamente diffondendosi tra ogni strato della popolazione.