Un commento istintivo alla liturgia di oggi
Per fortuna non sono nato in Corea del Nord, né in Iran, Afghanistan, Arabia Saudita, Somalia, Maldive, Yemen, Iraq, Uzbekistan, Laos, Pakistan ed Eritrea, dove a essere e restare cristiani si rischia.
[Il sito Web dell’edizione 2011 dell’Index mondial de persécution per chi interessato è: https://leg16.camera.it/561?appro=283#:~:text=Segue%20un%20blocco%20di%2016,%2C%20Oman%2C%20Myanmar%20e%20Quwait]
Se fossi nato in uno di quei paesi, la domanda del perché sono Cristiano o del perché mi affido a Cristo avrebbe altro suono, altra valenza, altra concretezza.
Se vivessimo fuori dall’Italia e dell’Europa, ascoltando le parole del Siracide ci saremmo chiesti se il redattore parla di Jahvè o di una religiosità generica. E, quindi, ci saremmo domandati: perché rischiare se le differenze sono così esigue?
O quale religione potrebbe non dedicare alla propria divinità gli stessi omaggi che il salmo 147 dedica al Dio di Israele?
Persino l’incipit del vangelo di Giovanni, che risente di tanto pensiero greco non è poi nitidamente Cristiano. Venuzze paganeggianti e orgogliose logiche vi sono o sono state intraviste.
Ma le parole che Paolo rivolge agli Efesini sono solo parole cristiane, sono il cristianesimo.
Egli chiedendo a Dio Padre che “illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiuda la sua eredità fra i santi” chiede che riceviamo la forza di difendere la speranza insita nel nostro cristianesimo nonostante i rischi che essa comporta.
E la preghiera consigliata da Paolo completa il quadro quando chiede “al Dio del Signore nostro Gesù Cristo, al Padre della gloria, che ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui”. Cioè di Gesù.
E’ vero che in Italia, e forse in Europa, i rischi che qui pavento non ci sono, cioè posso dichiararmi cristiano senza disagi. Però mi chiedo se sia un bene o un male non poter testare la propria fede. Personalmente e non di rado questo dubbio mi assale, cioè “credo o fingo?”.
Le letture del 05-01-2025 che qui commento
Sir 24,1-4.12-16
Dal libro del Siràcide
La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».
Sal 147
Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Ef 1,3-6.15-18
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria,
- vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui;
- illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.
Gv 1,1-18
Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.