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3 novembre 2010 3 03 /11 /novembre /2010 10:54

 

 Riflettendo sul Natale (2006) mi sono accorto di uno strano parallelo tra 
 il racconto di Luca e la mia fede nella divinità di Cristo, che poi 
 è la nascita di Cristo in me. Un parallelo di nudità ed estrema 
 povertà, quasi come se la "nascita" avvenuta nel mio pensiero non 
 valga niente, non segni la mia esistenza. 
   
 L'idea della divinità di Cristo era stata concepita in me senza 
 alcuna mia attività: i genitori non me li ero scelti ed ero neonato 
 quando mi battezzarono. 
   
 Quest'idea ebbe una gestazione lunga, di oltre quattro decenni. Una 
 gestazione portata avanti nascosta, quasi fosse una vergognosa 
 macchia. Era fuori delle usanze sociali, lontana dal ben pensare di 
 amici e colleghi. 
   
 Poi un giorno comparve chiara nella mia mente l'idea sconvolgente 
 che Lui, l'IO SONO QUELLO CHE SONO, era nato, era nato uomo e 
 quell'uomo era Dio. 
   
 Non ricordo esattamente né il quando né il come, ma quest'idea era 
 nata nella mia testa, ricordo solo la solitudine e l'isolamento che 
 l'accompagnava e che ancora perdura... molto spesso. 
   
 Infatti, già quando quest'idea apparve nella mia mente,le altre idee 
 non le concessero spazio, avevano attività ben più redditizie cui 
 dedicarsi. Esse la guardarono con altezzoso fastidio. Esse erano 
 platoniche o aristoteliche, scientifiche o esistenziali, sottili 
 psicologhe o positive attività industriali mentre quest'idea nuova 
 non rendeva niente. Non rendeva soldi. Non aveva il peso di "cogente 
 necessità" in nessuna logica, per cui non compiaceva neanche il 
 gusto di brillanti esposizioni teoretiche. Ebbi la fortuna che le 
 altre idee non la rifiutarono, anche se la relegarono fuori del 
 paese, faccia quel che vuole purché non disturbi. 
   
 Così il giorno della sua nascita gli tributai onore solo come uomo 
 piegato dalla fatica di assicurare il pane alla famiglia (l'asino e 
 il bue mi rappresentano molto bene) e solo con il mio "pensiero 
 povero", quello che non chiede spiegazioni. Il pensiero nobile, 
 rappresentato dai magi, preferii non usarlo, era una porta 
 pericolosa, da cui cercavano di entrare le spade. 
 
 Scrivo per confessarvi che quel bimbo vive ancora in me. E' un'idea 
 che circondo di silenzio, che cerco di proteggere dalle altre idee, 
 e vorrei tanto che crescesse. 
 Mi auguro che il giorno della sua morte (purtroppo il Golgota 
 l'attende) coincida con il giorno della mia morte, vorrei che non 
 muoia prima, vorrei arrivarci insieme. 
   
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  • : Blog di Piero Azzena
  • : Questo blog è solo la mia voce, resa libera dall'età. Questo blog è un memo, seppur disinvolto nei tempi e nei modi, dove chioso su argomenti la cui unica caratteristica è l'aver attirato la mia attenzione. Temi esposti man mano che si presentano, senza cura di organicità o apprensione per possibili contraddizioni. Temi portati a nudo, liberi da incrostazioni , franchi e leali.
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