La prima convinzione è la morte.
Non mi fa paura la morte in sé, comunque sia. Ho paura della solitudine in cui andrò a viverla e il dolore che l'avvolgerà. Quasi certamente sarà dentro un ospedale, infilzato da aghi ormai inutili, utili solo a consolare i parenti se presenti o la coscienza del medico curante, fortunatamente, spero, sarò intontito dai medicinali. Poi un dolore orrendo, la coscienza di un “imbocco” senza ritorno, poi... poi non so più.
La seconda convinzione riguarda Dio.
Dio esiste.
O si ammette che Dio esiste o Dio è quel che mi circonda. Qualcosa o qualcuno all'inizio c'era.
Preferisco qualcuno perché l'universo è troppo esatto, "matematico".
Infatti io di Dio mi son fatto un'idea quasi fisica. La mia idea di Dio è legata all'universo, la grandezza quasi infinita che contemplo nelle foto delle galassie. L'astronomia mi avvicina più di ogni altra cosa all'idea di infinito.
L' infinitamente piccolo mi affascina, ma non mi apre al concetto di infinito come gli spazi stellari, quegli spazi che si misurano in milioni di anni luce
Quando sono arrivato a questa concezione mi sono accorto che non era una mia fantasticheria, forse per rielaborazioni inconscie o per vie parallele sono giunto a condividere le parole con cui inizia la Bibbia ebraico/cristiana “in principio Dio creò il cielo e la terra”.
Mi resta il dubbio, ma l'accetto, sulla teoria dei due universi: la terra dove sto vivendo e un non ben definito “cielo”, cioè una dimensione altra, la dimensione dove sta Dio.
Questa teoria dei due universi l'ho ripetuta troppe volte, ogni qual volta ho recitato il “Padre nostro”. Credo in questa teoria perché non v'è motivo per rifiutarla, come credo nelle caratteristiche di Dio raccontateci da Gesù il Cristo, cioè io credo nel Dio di Gesù Cristo
La terza convinzione riguarda me stesso.
Io non sono che un progetto insito in una cellula che ha preso vita da due differenti semi-cellule, e che, moltiplicandosi e differenziandosi su base progettuale, ha costituito gruppi specializzati e strettamente interdipendenti.
E questo è l'aspetto tecnico, somatico, includendo nel somatico non solo le ossa, i muscoli e persino il sangue, ma anche il software che governa i sensi con impulsi elettrici e chimici, e il sistema operativo che, con metodologia web, governa l'intero complesso, cioè tanti nodi autonomi che si informano reciprocamente.
La meraviglia nasce nel constatare l'autocoscienza. Quel sentirmi io, distinto da... dagli altri
Pertanto la quarta convinzione riguarda il mondo.
Esiste altro fuori me. “Altro” è tutto quanto non è il mio progetto. “Altro” sono i sassi e le stelle, ”altro” sono le piante e gli animali, ”altro” sono gli esseri simili a me, con le mie stesse sensibilità.
Gli ”altri” non sono me, però garantiscono il mio essere al mondo. E questo non mi permette prevaricazioni.
Il mio io si dibatte e cerca equilibri tra le ancestrali esigenze e finalità della specie, come ogni cellula di cui mi compongo, e le esigenze non trascurabili della società in cui sono inserito per spazio e tempo.
Esigenze non trascurabili perché è l'altro che mi garantisce un futuro, offrendomi il sesso per moltiplicarmi, il cibo per alimentarmi e persino la nurse per crescere.
C'è infine un “Altro” che mi permetterebbe il "lungo" futuro, la vita oltre la morte.
Di che vita si tratta? Non lo so. Alla stessa maniera che non so cosa sia il “cielo”. Non credo alla teoria platonica dell'anima prigioniera del corpo. Credo al corpo nuovo con energia nuova, meno cellulare, meno soggetta alle esigenzee della specie.