Il Papa di Pentecoste è risultato diverso anche dal pontefice novello di due mesi fa, che appena uscito dal conclave tradiva un amido di imbarazzo.
Se allora si era inginocchiato chiedendo preghiere per una benedizione dall'alto, stavolta oltre che dal cielo è sembrato trarre energie dal basso, come un leader che attinge coraggio dal contatto con la gente.
Spogliatosi della mozzetta e dei residui inamidati, il Papa "descamisado" riveste sempre più l'autorevolezza e la consapevolezza della propria leadership.
In tale cornice sartoriale, l'affondo sulla finanza non è stato episodico, ma risponde a una strategia d'attacco, verso un nuovo modello di economia, primo capitolo del magistero sociale di Francesco.
Giovedì si è rivolto agli ambasciatori che presentavano le credenziali, denunciando "l'adorazione dell'antico vitello d'oro, che ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell'economia senza volto". Sabato ha scelto di saltare le mediazioni diplomatiche, per parlare direttamente ai popoli, nella piazza gremita dei movimenti e in quella poliglotta delle televisioni: "Se calano gli investimenti delle banche è una tragedia, ma se la gente muore di fame non succede niente".
Il brivido della Pentecoste ha percorso immediatamente i santuari della finanza: quelli lontani di Wall Street e quelli più vicini del Torrione di San Pio V, sede dello IOR, dove le chiavi di Pietro gireranno presto nella serratura, aprendola alla trasparenza richiesta dalla comunità internazionale.
L'Huffington Post | Di Piero Schiavazzi Pubblicato: 19/05/2013 18:05 CEST | Aggiornato: 20/05/2013 09:31 CEST