E allora Giobbe rispose al Signore e disse:
“Riconosco che puoi tutto e che nessuna cosa ti è impossibile.
Chi è colui che , senza nulla sapere, può oscurare i tuoi piani?
E’ vero, senza nulla sapere io ho detto cose troppo superiori a me,
cose che io stesso non comprendo.
Ascoltami, di grazia, io parlerò, io ti interrogherò e tu mi istruirai.,
Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno visto.
Perciò mi ricredo
e mi pento sulla polvere e sulla cenere.
(Gb 42, 1-6)
Giobbe è colpito pesantemente, ma è intelligente ed onesto.
Rinuncia a cercare il perché dei suoi guai, li accetta: si rende conto che la sua storia fa parte di una storia ben al di sopra di sé. Non arzigogola spiegazioni, arriva alla convinzione che nulla capita a caso. Chiede solo, e per favore, di essere informato e non di essere sollevato.
La sua sofferenza ha ottenuto uno scopo, gli ha aperto gli occhi, ha conosciuto Dio, riconosciuto a Dio la sua Divinità, “tu mi hai fatto ed io ti appartengo” come dice il salmo.
2 nov 2010