Il mio professore di filosofia dogmatica, polacco e aristotelico fin nel midollo, mi rimproverava e sorrideva del "guazzabùglio" di idee che regnava nella mia testa.
Credo proprio che volesse dar a guazzabùglio il significato che gli dà il vocabolario Treccani, che qui riporto, e son pur convinto che avesse ragione. Questo post ne è la prova.
Aggiungo però che il guazzabuglio continua a regnare ancora ora nella mia testa, pur vivendo il mio settantesimo anno di vita.
Cioè sono ancora un uomo libero, non fossilizzato in assiomi preconcetti, in devoti e popolari luoghi comuni. Sono un ricercatore indipendente, non manipolato, senza fini neanche inconsci (...quelli che temo di più).
Pertanto, caro professore le confesso che lo stato di guazzabùglio mi sta bene, lo considero un prezzo da pagare per godere di indipendenza. L'eccesso d'ordine credo sia solo orgogliosa presunzione, nido di errori in potenza o già in atto, come direbbe Aristotele. L'universo è troppo grande per capirne i nessi.
Inoltre, accetterò mai quell'obbediente ordine verso cui Lei mi spingeva, perché non voglio che nessuno mi organizzi a modo suo. Se due sassi stanno vicini è perché ce li ho messi io. Non saranno una casa ma sono opera mia.
guazzabùglio
s. m. [prob. comp. fonosimbolico di guazza e bollire (cfr.garbuglio)]. –
Mescolanza confusa di cose varie, materiali o astratte:
- intingolo preparato con un g. d’ingredienti;
- g. di parole, d’idee;
- un sistema filosofico che è un gran g.;
- uno stato formato con un g. di gruppi etnici diversi;
- così fatto è questo g. del cuore umano (Manzoni).
Sinonimi
1. [insieme di elementi disparati, anche con la prep. di: g. d'ingredienti]
≈ accozzaglia, (non comune) cibreo, coacervo, cocktail, fricassea, miscuglio, mistura.
2. (fig.) [situazione caotica: è un g.; combinare un g.]
≈ babilonia, baraonda, caos, confusione, disordine, (fam.) macello, pasticcio.