Sempre che accetti, why not?
Brani di un articolo di Alessandro De Angelis, Giornalista politico, apparso su L'Huffington Post Post il 2-5-2013 e che qui riporto perché lo condivido.
…. La Convenzione, per funzionare, deve essere lo specchio del Parlamento tutto, e non il luogo dove ingessare l'alleanza Pd-Pdl.
È semplicemente surreale pensare di darne la guida a Berlusconi, o a Calderoli, padre di quella "porcata" da lui definita tale dopo essere stata da lui scritta, alla base di molti guai attuali.
Sarebbe un arrocco, che rischia di demolire la sinistra e di non funzionare perché, tra l'altro, vivrebbe sotto il ricatto della tenuta dell'alleanza di governo, limitandola nei margini di manovra.
...Ecco il punto: la presenza parlamentare di Grillo va riconosciuta e valorizzata.
Come ha fatto Napolitano nel suo discorso,
invitando i partiti a fare i conti, senza autoassoluzioni e in modo severo, con quella domanda che si leva forte dalla società italiana a riformare le istituzioni e a rimettere il sintonia il Palazzo col paese.
E invitando i parlamentari grillini a trasferire le loro radicali, legittime e irriverenti posizioni anti-casta, in atti parlamentari.
E allora perché non dare a Stefano Rodotà, uomo di diritto e di cultura, dotato di sensibilità istituzionale e politica, il "loro" candidato al Quirinale, la presidenza di quella Convenzione per le riforme?
Perché non offrire ai grillini l'onere e la responsabilità di guidare questo processo necessario e ambizioso, anche sulla base del fatto che, forse, ne hanno più titolo loro di tutte le forze politiche che da anni parlano di bozze, ipotesi, testi di riforme, dimenticando che nel dopoguerra ci misero solo un anno a scrivere la nostra Costituzione perché c'era la volontà di ricostruire il paese?
Perché è vero che il Movimento cinque stelle è una forza di protesta, che confonde la critica con il conato demagogico, l'intransigenza con l'estremismo, ma non è una forza extraparlamentare.
È una forza parlamentare, che ha portato nelle istituzioni l'ansia di questa società, un drammatico bisogno di rinnovamento, la radicalità di una scossa a istituzioni ripiegate su se stesse, lo schiaffo a un dibattito politico autoreferenziale.
Proprio perché è una forza parlamentare il Movimento cinque stelle è anche, diciamolo chiaramente, un argine all'estremismo che cova sotto la pelle di questa società, a un conflitto che rischia di sfociare in violenza.
Ecco, solo l'inciviltà di certa destra alla Alemanno può vedere in Grillo il mandante morale di Preiti, il cattivo maestro che semina l'odio. È esattamente l'opposto. Il Movimento cinque stelle, con tutta l'ineleganza (e la volgarità) verbale di cui è portatore, con tutte le sue sgrammaticature istituzionali, è un freno alle pulsioni violente. Comunque, le incanala in una forma corretta, quella di chi sta in Parlamento, dando voce, nelle istituzioni, a chi esprime una rabbia profonda. Senza, sarebbe peggio.
Senza chi urla nelle Aule parlamentari, con buona pace di Alemanno, ci sarebbe chi spara di più. Dovrebbe saperlo quella destra che negli anni Settanta, militando nel ghetto politico neo-fascista, escluso ed estraneo alla dialettica democratica, nelle piazze inneggiava a quei cattivi maestri che poi chiamava "martiri".