Cristo parlò ma non scrisse, anche se sapeva scrivere. Si racconta che una volta lo fece, ma sulla sabbia.
I Vangeli sono il ricordo che di Cristo avevano alcune ben localizzate comunita' di estrazione prevalentemente ebraica. Sono la trasposizione scritta di un ricordo, e per loro stessa natura la rielaborazione che di Cristo aveva fatto quella comunita'.
Poi venne la Patristica, cioè la trasposizione (traduzione) in concetti occidentali di quel ricordo semitico. Ci impiegarono 600 anni, cui seguirono quasi altri 600 di silenzio.
Poi ci fu il medioevo (a partire dal 1100-1200), e il pensiero di Dio si rivestì di immagini verbali aristoteliche. Si usò Aristotele per tradurre e rendere comprensive la parola di Dio agli uomini. Ancora oggi è lecito chiedersi quanto era di Cristo e quanto di Aristotele
Poi la riforma a inizio del 1500. E il pensiero di Dio si adattò al nuovo senso dell'universo e dell'uomo, in questo nuovo sentire. Erano gli anni della scoperta dell'America, della terra divenuta rotonda e calata al rango di semplice pianeta, di una Roma che veniva deflorata dai Lanzichenecchi, di un'intelligenza libera ed orgogliosa che tutto giudica e libera nell'approccio a se stessa e quindi alla rivelazione.
Poi noi. Ed ecco che 2500 vecchietti ci traspongono quel messaggio millenario nel linguaggio dei nostri giorni, giorni globalizzati dalla scienza e dai mass-media. Non e' facile riconoscere in quei documenti le antiche parole di Cristo, ma quei "tanti" vecchietti ce le propongono come le stesse elaborate dalle antiche comunità. Sarebbero solo tradotte.