Sto leggendo il libro di Richard Dawkins “il gene egoista” edito da Oscar Mondadori (Milano 2009).
E’ sicuramente un libro interessante, un’idea da valutare con attenzione. Sono però infastidito dal fatto che i due principi di fondo del libro siano dati come fossero veri di default, come assiomi assoluti indiscutibili. Personalmente non trovo convincenti nessuno dei due assiomi, reputo possano essere visti anche diversamente.
I due principi espressi da Dawkins riguardano il come abbia avuto origine l’universo, il Big Bang, e che il vivente (uomo compreso) sia una macchina di sopravvivenza del replicante, cioè del DNA.
Il primo assioma, che riguarda l’origine dell’universo, esige un minimo di risposta. L'autore non lo fa. Ma non la si può saltare e tanto meno la si può considerare come scontata, definitivamente risolta.
Come esposto chiaramente dall’Abbagnano, nel suo Dizionario di filosofia, le ipotesi di migliaia d’anni di pensiero umano sono tre, e solo tre: o un Eterno, detto comunemente Dio, si è andato diluendo nell’universo nostro attuale; o esistevano Lui e l’informe, e Lui l’ha organizzato; o come dice la Bibbia, e non solo quella, ci sarebbe stata una creazione dal nulla, dalla parola.
L’altro assioma presenta l’universo vivente (pianta, o animale o uomo, o microbo) come “macchina di sopravvivenza" del replicatore o DNA, e dove il DNA diventa, non solo il file rouge dell'evoluzione della vita, ma anche l'organizzatore della macchina portante, il fine dell'universo.
Concetto brillante, ma davanti alla "macchina della sopravvivenza" mi sorge spontanea la domanda: “chi è prima, l’uovo o la gallina?”. Cioè è il DNA che ha fatto il suo contenitore o il contenitore che si ridisegna e migliora on line nel suo progetto?
Non ho certezze per accettare o rifiutare queste posizioni. Non le considero spazzatura, ma mi paiono sfaccettature di un problema molto, molto complesso, incastrate in modo certamente imperfetto. Senza aggiungere un "cui prodest" per tutta questa fatica?