Il nuovo papa è un fatto, ma è l'inizio del mio sogno?
A questo interrogativo risponderà il tempo. L'inizio c'è tutto, c'è tutto l'insperato.
Una croce pettorale in acciaio, al posto dell’oro massiccio, eloquente preludio della rivoluzione che verrà.
Ancora una volta il conclave ha mostrato di possedere un meccanismo misterioso, capace di attivarsi soltanto dall’interno, per divino contagio, rendendo l’elezione del Romano Pontefice diversa da qualunque altro scrutinio “presidenziale”.
Non si spiegherebbe altrimenti che un organismo diviso e lacerato, come il collegio cardinalizio ha confermato di essere, superi l’asticella proibitiva dei due terzi.
E soprattutto che l’intesa si posizioni comunque al rialzo, convergendo su candidati di profilo alto, e non al ribasso, ripiegando sui traghettatori, secondo logiche da governo di transizione.
Il conclave, nell’ultimo secolo, ha sempre prodotto Papi e governi politici, anche quando l’anagrafe non li faceva sembrare tali. Nemmeno a se stessi.
Jorge Mario Bergoglio ha l’età di Giovanni XXIII e Benedetto XVI, promotori delle due maggiori riforme di questi cinquant’anni: il Concilio Vaticano II e l’introduzione del pontificato a tempo, con le dimissioni di un Papa.
La Chiesa dello IOR e di Watileaks, arenata sulle rive del Tevere, ha scelto la rotta della santità, inginocchiandosi davanti al mondo e chiedendo preghiera.
E come quando si affida ai santi, specialmente se si chiamano Francesco, ha accettato la sfida della imprevedibilità. Con tutte le conseguenze che verranno.
L'Huffington Post 13-3-2013| Di Piero Schiavazzi