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20 febbraio 2014 4 20 /02 /febbraio /2014 11:24

 

Sintesi dell'articolo di Ludovico Fois, che è anche il mio parere.

Solo che Fois lo dice molto meglio. 

 

Non è stata la diretta streaming dell'incontro , il vero campo di battaglia in cui valutare vincitori e vinti del match di oggi 19.2.2014, tra le loro maestà mediatiche Renzi e Grillo.

... Con quell'interlocutore era ovvio che sarebbe finita così. ... E l'idea di aver ridotto "al silenzio" il prode Renzi, avrà anche fatto fibrillare di orgoglio lo zoccolo duro degli webnauti a Cinque Stelle. Ma resta ciò che si è visto, un paio di minuti di arroganza dialettica... 

 E se qualcuno lo pensa, forse conosce poco la comunicazione politica o - semplicemente - si è distratto. Perché la vera partita si è giocata tutta dopo, durante la conferenza stampa.....

 

Il vero disastro per Grillo è arrivato subito dopo. Un naufragio.


In conferenza stampa cambia lo schema, si esce da quella dimensione claustrofobica e lì si vede davvero chi funziona sul piano dell'opinione pubblica generale.

 

Grillo esce e inizia uno show delirante, per quanto usuale. Parla, o meglio straparla, dell'avvento dei Cinque Stelle al governo ... è un autogol che ha del clamoroso.

 

La differenza rispetto alla carica propositiva di Renzi è schiacciante.

 Laddove il primo immagina un mondo cupo, povero, regredito, senza un orizzonte di serenità possibile, l'altro regala speranze, ha una vision di crescita, ottimismo, carica vitale, che da anni lo spinge avanti nel consenso.

Renzi ti racconta che l'Italia c'è la può fare, che basta fare le riforme giuste e impegnarsi. Grillo l'esatto opposto, ti terrorizza con la visione infernale di un Paese condannato al terzomondismo, che non c'è la farà mai e che solo lui può salvare dal disastro, facendoci presumibilmente tornare ad un'agricoltura di sussistenza. E' questo il messaggio che arriva.

Grillo non solo rifiuta di riformare la democrazia (anzi la rifiuta esplicitamente e basta) ma sembra quasi augurarsi il disastro pur di vedere trionfare le proprie tesi. Il sottotitolo del suo intervento è "governeremo sulle macerie".

 

Il suo speech fa accapponare la pelle. Sembra un millenarista, il santone di una setta pronta a lasciare questo mondo, o il leader di quelle guerriglie dell'ultradestra americana che si riempiono il garage di armi e cibi precotti nella speranza/certezza di un ritorno della barbarie primitiva.

 

Ma non ha capito una cosa. Nessuno vuole vivere in uno stato di guerra permanente.

 

La gente, dopo la rabbia, cerca come ossigeno, disperatamente, la speranza di un domani migliore, più prospero e dunque migliore dell'oggi. E' umano. E Grillo, col suo settarismo manicheo, regala questo spazio a Matteo, che è bravissimo a prenderselo.

 

Pubblicato da Huffington post il 20/02/2014

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