Queste riflessioni si applicano al 99 per cento dei casi. L'un per cento ha altri problemi, rispettabili, ma altri.
L'utero o ce l'hai o non ce l'hai e se ce l'hai la natura non fa sconti, la vita la vedi e la vivi in un modo completamente diverso da chi l'utero non ce l'ha.
Tralasciando l'aspetto anatomico, l'utero è la prole, è il mandato fisico alla prolificazione, una complementarietà madre-figlio che inizia con il concepimento e finisce quando si inserisce il nipote, cioè un'altra vita.
La donna incarna il continuum della specie. E' nel suo DNA la necessità di costruire un nido che le permetta di dedicarsi al futuro, cioè un posto fisico dove acquisire il seme scelto e portare a termine la gestazione fisica e la gestazione educativa della prole. Tutto nella donna è in funzione di questo iter. Il DNA, il replicatore per eccellenza, ha nella donna il suo alleato, la sua macchina perfetta, la sua possibilità di futuro.
E tu, che l'utero non ce l'hai, sei solo di supporto. Ella prima provvede a convincerti a donarle la tua parte di DNA, le sue moine servono a questo. Poi ti responsabilizza sul cucciolo che lei ha prodotto, come se fosse colpa tua il suo pancione e quell'esserino urlante e famelico da lei voluto e prodotto, e in nome di cui e per il quale pretende tutto.
Certo in campo ci sono altri valori: l'innamoramento, il matrimonio, l'altro come persona. Ma la struttura di fondo, più o meno mascherata, è questa.