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23 agosto 2016 2 23 /08 /agosto /2016 04:18

Con Gesù cambia il concetto di perdono. Nella tradizione religiosa, spirituale, l’uomo peccava, si pentiva, chiedeva perdono a Dio, offriva un sacrificio, in espiazione dei suoi peccati e alla fine arrivava il perdono. Con Gesù tutto questo cambia, e quello che è l’iter tradizionale della spiritualità religiosa era situato alla fine, con Gesù arriva all’inizio.

 

Gesù perdona, e il pentimento cioè il cambiamento può essere conseguenza di questo perdono, quindi Dio non aspetta che tu pecchi, ti penti, chiedi perdono e offri sacrificio; nulla di tutto questo! Dio ti perdona, poi eventualmente tu accogliendo questo perdono ti puoi pentire, nel senso di cambiare vita; quindi non c’è d’andare più da Dio per chiedere perdono perché siamo già perdonati.  

La cosa più inutile che un credente in Gesù possa fare è chiedere perdono a Dio: Dio mai perdona perché mai si sente offeso.

 

[...] e mai nei vangeli Gesù invita i peccatori a chiedere perdono a Dio. Andate a studiare i vangeli non troverete neanche una volta in cui Gesù invita i peccatori a chiedere perdono a Dio, mai!

 

Ma se neanche una volta Gesù invita a chiedere perdono a Dio, costantemente Gesù insiste sull’importanza e sulla necessità di concedere il perdono agli altri.

 

[...] E come Dio ci perdona non perché noi lo meritiamo ma perché ne abbiamo bisogno, il perdono va concesso agli altri non perché se lo meritano ma perché ne hanno bisogno: questa la novità portata da Gesù.

 

COS'È IL PECCATO - XXI INCONTRO BIBLICO tenuto da Alberto Maggi . Assisi, settembre 2013

 

 

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15 luglio 2016 5 15 /07 /luglio /2016 10:59

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Riflessioni all'alba di un nuovo giorno, seduto non "sull'ansa del fiume" ma su di una cometa.

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Circa due anni fa, nel novembre 2014, dal satellite Rosetta si è staccato il Lander Philae che è atterrato sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. Foto e impatto ci sono stati.

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Due considerazioni:

Rosetta Rosetta... non ti perdonerò di aver reso orrido il cielo.Era bello sognare un cielo diverso dalla terra e invece, spietatamente, ce l'hai mostrato uguale alla terra. Ci hai regalato un cielo che ricorda le montagne e i deserti, belli maestosi ma da incubo. Grazie, anche se la verità fa male.

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Il progresso scientifico avanza con tecniche sempre più sofisticate. La scienza è divenuta come Rosetta, ci fa render conto di cosa abbiamo intorno. Se c'è dell'altro esso è almeno invisibile, giustificato solo dalla fede, cioè dalla speranza di non essere assorbiti nel vortice del nulla. Inutile tentare di auto-convincerci con sofismi o miracoli, cioè con ipotetiche analogie o accadimenti presunti strani e inspiegabili. La fede è salto, salto nel buio, salto oltre.

 

 

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9 luglio 2016 6 09 /07 /luglio /2016 16:39

 

 

Credo che i nostri giorni più che altri abbiano bisogno di specchiasi nel racconto evangelico del samaritano, dove la compassione fa la differenza, non la provenienza o la razza o la religione.

 

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2 luglio 2016 6 02 /07 /luglio /2016 08:36

Carlo Rovelli ha scritto un libro di storia della scienza moderna. Un libro che fa digerire concetti scientifici complessi e ci introduce nella struttura elementare delle cose, dal cosmo ai quanti. Lo fa con piacevole facilità e soprattutto invera il titolo del libro, un titolo che da solo è un programma "La realtà non è come appare".

 

Non posso capire a fondo le complesse matematiche che sorreggono la scienza moderna, sia che si parli di particelle sub-atomiche che del big-bang cosmico, però il metodo mi piaceva e l'ho adottato. L'oggetto di ricerca ovviamente non è quello di Einstein, il mio modesto sguardo è rivolto a me stesso come uomo e alla religione che ho ereditato dai genitori e dalla società in cui vivo.

 

Non sono partito per approvare o negare, volevo solo capire e di questo riferisco.

 

Capire  dove mi muovo  e con che barca mi muovo. Quindi, chi sono io e dove vado, nella nuova ottica post-filosofica che la medicina con le sue branchie di psicanalisi e neuroscienze ci offre, e come si erano formati quelle idee religiose che mi affollavano la mente e che ogni domenica pronunciavo con il credo.

 

Il credo di Nicea è stato formulato nel quarto secolo (325), pertanto ho aperto con il capitolo patrologia. Cercando di capire come si era arrivati a pronunciare la divinità di Gesù la presenza dello Spirito Santo e tutte le altre verità che quei 2-3 secoli ci hanno regalato, forse non regalato ma su cui ci hanno instradato.

 

È stato interessante scoprire i collegamenti che quei secoli hanno saputo cucire tra la mentalità ebraica e la mentalità greca. Non era un facile sintesi e credo che ci siano state molte influenze vicendevoli. Il cristianesimo che noi oggi viviamo è di origine ebraica ma è vestito con vestiti greci e romani. Una setta ebrea che muta pelle ma resta simil-ebrea.

 

Il passo successivo è stato di capire gli ebrei. I greci con la loro filosofia mi erano già noti, pur nei limiti della mia cultura.

 

Il primo personaggio ebraico che ho affrontato è stato Abramo. Un personaggio per capire il quale mi sono dovuto appoggiare a Ulisse. E la religione del Dio per il presente.

 

Il passaggio da Abramo a Mosé è stato semplice. E qui ho scoperto l'influenza non secondaria dell'antico Egitto. Noi non siamo figli solo di Abramo, non siamo solo una setta ebraica ma siamo anche radicati nella cultura egizia. Mi piaceva l'idea ripresa da Freud del Dio unico egizio. Ma le riflessioni dello psichiatra Anepeta mi condussero su altre riflessioni tra cui non secondaria la nascita della classe sacerdotale, delle prime rivoluzioni sociali e all'istituzione del "giubileo".

 

Suggerito da Anepeta sono passato alla lettura di Donini (Breve storia delle religioni) dove nascita della religione e problemi di giustizia si confondono e si giustificano a vicenda. Interessante è stato l'argomento schiavi come forza lavoro senza diritti, semplici bestie da fatica, e la constatazione che  nessuna storia delle ribellioni di schiavi e mai stata scritta o documentata. Eppure sono loro che sentendosi persone si sentivano uguali ai padroni, padroni solo perché più fortunati o più forti. Questi miseri quando potevano si ribellavano, in qualche maniera cercavano di avere gli stessi diritti dei loro padroni, di essere riconosciuti come persone, e forse, non trovando tale riconoscimento in vita sognavano un futuro migliore altrove.

 

Alla figura di Mosé Anepeta attribuisce la formale creazione di un nuovo tipo di potere, il potere clericale, il potere di chi ha in mano le chiavi del cielo, il posto mortem, unica speranza dei miserabili. Il Donini non scende nel particolare ebraico e mosaico, ma il sociale è per lui quello che Marx chiamava l'oppio dei popoli e quindi l'origine della religione.

 

Questa in sintesi è l'eredità degli ebrei all'umanità. Eredità formalizzata in una serie di libri raccolti in una biblioteca chiamata Bibbia. Una storia che si sviluppa dall'origine a oggi. Usa immagini "filmiche" tratte da ovunque per raccontare un'idea poco filmica di come nasce e si sviluppa il concetto di Dio e il rapporto Dio-uomo. Una raccolta dove la storia diventa racconto fantasia e mito e dove la preghiera diventa poesia.

 

E qui sorge il problema della ispirazione. Per la religione cristiana ed ebraica la Bibbia è la parola di Dio.Cosa significa "parola di Dio"?. È stato un cardinale, il cardinale Prosper Grech con il suo intervento del 2011, a chiarirmi il concetto di ispirazione mediante la sua distinzione dei tre punti: 

  • (1) c'è uno scrittore del primo testo,
  • (2) enne revisori che lo adattano alla loro visuale e aggiungono e tolgono  ad libitum,
  • (3) comitati che lo sottoscrivono e ne dichiarano la veridicità.

Pende una domanda: dei tre chi è l'autore ispirato?

 A parte gli interessi più o meno evidenti è ovvio che chi sceglie un testo, scartandone altri, forse è il più ispirato. Ma allora il criterio per dichiarare un testo parola di Dio è l'utilità del momento o la corrispondenza mentalità di chi preferisce un testo a un altro. Perché invocare Dio? Questione di autorevolezza?

 

Questo è un po' la sintesi delle mie ultime ricerche. Una sintesi che lascia dell'amaro in bocca perché cercavo certezze ed ho trovato dubbi. Spiegazioni spiacevoli e ve ne vorrei raccontare alcune, ma prima o poi lo farò.

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21 giugno 2016 2 21 /06 /giugno /2016 16:53

 

[...] La parola è sempre una cosa molto seria: i profeti hanno il compito di ricordarlo a tutti, anche a Dio, pur sapendo che non saranno ascoltati. Se i profeti non amassero la parola che annunciano più di loro stessi, sarebbero falsi profeti, mestieranti di una parola che vendono e non servono.

 

[...] La condizione naturale del profeta è l’insuccesso. Sono i falsi profeti a essere ascoltati e seguiti, a rispondere perfettamente alle aspettative del loro tempo. L’essere seguiti, raggiungere fama e onori, è sempre stato un segno inequivocabile di falsa profezia – e continua a esserlo.  I veri profeti, invece, sono sempre fuori tempo, scomodi, antipatici, fastidiosi.

 

[...] Continuare a crederci anche quando chi lo aveva "chiamato" non parlava più, o aveva cambiato idea. È su questa fedeltà tremenda e meravigliosa che si gioca molto della verità di un’intera esistenza. Anche per questa loro strana fedeltà non è facile capire i profeti.

 

Luigino Bruni

18 giugno 2016

 

da  www.avvenire.it del 19/6/2016

 

 

 

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19 giugno 2016 7 19 /06 /giugno /2016 07:04

                                             

... Abbiamo bisogno di laici con visione del futuro, non chiusi nelle piccolezze della vita.

 

... abbiamo bisogno di laici col sapore di esperienza della vita, che osano sognare. Oggi è il momento in cui i giovani hanno bisogno dei sogni degli anziani. In questa cultura dello scarto non abituiamoci a scartare gli anziani! Spingiamoli, spingiamoli affinché sognino e – come dice il profeta Gioele – “abbiano sogni”, quella capacità di sognare, e diano a tutti noi la forza di nuove visioni apostoliche.

 

... abbiamo bisogno laici dal cuore buono e generoso che volentieri metterebbero a servizio del Vangelo le loro energie, il loro tempo, le loro capacità se fossero coinvolti, valorizzati

 

Brani scelti liberamente dal

 DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI -  Venerdì, 17 giugno 2016

 

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3 giugno 2016 5 03 /06 /giugno /2016 10:57

 

Riporto alcuni brani chiave dell'intervento del Cardinale Prosper Grech pubblicato il 12.11.2001.

 

... La rivelazione è l’auto-manifestazione di Dio recepita da un soggetto umano dotato di un dono speciale. Mentre l’ispirazione implica una collaborazione tra due coautori, quello divino e quello umano per produrre un libro che si possa chiamare "parola di Dio" in linguaggio umano, quindi la domanda si limiterebbe alla proporzione di contributo che ciascun agiografo presti all'opera di Dio.  

 

... L’ispirazione è quell’aspetto della presenza rivelatrice di Dio in Israele e nella Chiesa che dà origine ai libri biblici che contengono la parola di Dio, il quale risulta come loro "autore". Essa non si limita all’influsso sull’autore umano dei testi ma si estende da questo

  • alla loro continua reinterpretazione,
  • alla conservazione del testo,
  • alla loro raccolta e recezione canonica

e prosegue nella loro Wirkungsgeschichte nella Chiesa.

 

 ... La rivelazione è completa in Gesù Cristo. Tutta la Scrittura gli rende testimonianza e lo conserva nella memoria della Chiesa. Ma lo Spirito parla ancora dalla bibbia. Essa non è soltanto ispirata ma anche ispirante in quanto offre risposte alle domande che sorgono inevitabilmente nello svolgimento della storia. Il testo scritto è più largo dell’intenzione dell’autore e contiene in se stesso delle possibilità che man mano vengono attualizzate nella storia della Chiesa.

 

... Nei nostri giorni si affacciano problemi come quelli sociali, l’ecologia, la pena di morte, il femminismo, l’ecumenismo e la relazione con le altre religioni, in riferimento alla Scrittura, la quale continuamente sprigiona nuovi impulsi per raffinare la coscienza cristiana e illuminare la comunità ecclesiale in contesti sempre nuovi.  Non si tratta di nuove rivelazioni ma di un processo ermeneutico continuo, incarnato nelle vicende storiche. E’ questa la tradizione ecclesiale, che, essendo un prodotto dello Spirito, funge da interprete della Scrittura di cui condivide l’autorità.

 

Credo in queste poche righe sia condensato il pensiero della Chiesa sull' "ispirazione divina" nei libri sacri, l'autentico pensiero della Chiesa esposto in maniera completa e chiara.

La Chiesa sull'argomento infatti non è molto trasparente e lo stesso Cardinale in apertura d'articolo scrive:

Il documento della Commissione Biblica Internazionale del 1993,  "L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa", così ben ricevuto da ogni parte, ha trattato questioni essenziali di ermeneutica ma ha lasciato da parte consapevolmente l’aggiornamento della dottrina sull’ispirazione della Sacra Scrittura richiesto dal progresso nel campo dell’interpretazione.  

 

Che cosa ho trovato di particolarmente chiaro o chiarificatore?

  1. Che la Bibbia non è uno scritto dettato.

Nessuna vocina dietro l'orecchio, ma il pensiero di un pensatore che esprime i suoi intimi convincimenti con parole sue, usando le immagini che il luogo e il momento gli offrono.  Scrive il cardinale:

A mio parere, l’opera dello Spirito non si limita al prodotto finale, ma è un insegnamento continuo per mezzo di esperienze, aiuti a riflettere su certi fatti, e l’assimilazione di reazioni di altri uomini santi alle circostanze storiche, sociali e religiose di una comunità o di un popolo.

In tali occasioni l’uomo ha una parziale esperienza della presenza di Dio nella storia, nel cosmo e nella vita, esperienze che più tardi troveranno il loro posto nell’atto intuitivo di un’esperienza culminante. L’oracolo proferito può essere comparato all’assemblaggio finale delle diverse parti di un "puzzle", parti, però, che sono già state programmate dalla guida provvidenziale della vita del profeta da parte di Dio.

 

Un pensiero d'origine che prima di arrivare a noi è stato modificato e rimodificato.  Terze persone si son sentite in dovere e diritto di metterci mano (persone singole o scuole di pensiero, tipo  la Yavista o l'Eloista, o anche il testo "Q"). Anche a loro, dice il Cardinale, si riconosce l'ispirazione e quindi pari autorità del primo estensore, anzi il loro prodotto diventa sostitutivo dell'originale.  Rassegnazione alla corrosione del tempo?

 

Infine la stabilizzazione del documento con la formulazione del Canone, cioè il giudizio di altri uomini (autorità della classe sacerdotale) su quali scritti fossero il pensiero di Dio e quali no.

 

  1. Che la funzione divina non è "parlare" ma guidare:
  • lo Spirito ha vegliato sul primo autore,
  • ha vegliato sui secondi che ci hanno rimesso mano (e anche sui terzi, sui quarti, e avanti),
  • e, infine, ha illuminato i selettori del canone (quelli che, ad esempio, hanno scelto il libro dei Maccabei invece della storia di Giuseppe Flaviuo, e così via). 

 

  1. Tutti ispirati? Tale è la teoria teologica, della classe sacerdotale, Vaticana.

Diventa pure evidente  che il vero "ispirato" è l'ultimo, chi ha compilato il canone e ne ha fissato i paletti rendendolo immodificabile e dichiarandolo parola di Dio.

 

... e qui entrano in ballo i primi secoli del cristianesimo, quando divenimmo organizzazione imperiale e Chiesa.

 

 

 

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11 maggio 2016 3 11 /05 /maggio /2016 18:07

 

Esodo, 32, 1 - 6 racconta l'episodio del Vitello d'oro.

 

... un episodio esemplare, che la Tradizione squalifica come espressione di una rozza religiosità idolatrica che la rivelazione dell’unico vero Dio, invisibile e trascendente, avrebbe sormontato.

 

Analizzato sotto il profilo ideologico, l’episodio appare, invece, denso di significati e offre la chiave interpretativa di ogni produzione religiosa.

 

... L’episodio biblico ci restituisce l’ideologia religiosa propria dell’Antichità, incentrata

  • sulla convinzione universale dell'esistenza del Sacro,
  • sulla necessità di comunicare con esso per volgerlo a proprio favore
  • sul culto magico degli idoli vissuti come simboli ostensibili del Sacro stesso.

 

Sullo sfondo di quest'ideologia, che è la matrice di ogni fenomeno religioso, si definisce, nel contesto della storia ebraica, l'esigenza di una ristrutturazione ideologica destinata a identificare il Sacro con un Dio unico, personale, dotato di volontà propria, che rappresenta la Legge che gli uomini devono riconoscere e rispettare.

 

Si tratta di una rivoluzione culturale che

  • riduce il potere degli uomini di influenzare il Sacro
  • li subordina al rispetto della Legge, dal quale discende il favore di Dio nei loro confronti.

 

Il salto di qualità concettuale che tale rivoluzione comporta, che esiterà a distanza di secoli in una teologia raffinata per quanto contraddittoria, originariamente è funzionale solo a sancire

  • la centralizzazione del culto religioso
  • il potere della classe sacerdotale.

 

Si tratta di un cambiamento di fondamentale importanza perchè esso trasforma

  • l'alienazione relativa propria dell'idolatria, che ancora comporta la possibilità dell'uomo di influenzare il Sacro, per esempio sostituendo una divinità caduta in disgrazia con un'altra ritenuta più potente,
  • in un'alienazione assoluta, che lo subordina alla volontà di un unico Dio, alla Legge che esso pone e al potere sacerdotale.

 

In virtù degli ideologi biblici, il bisogno di darsi un Dio giunge, attraverso un secolare lavorio mentale, all'astrazione teologica, in virtù della quale Dio preesiste all’uomo e lo trascende, ponendosi, infine, come Essere personale ed eterno che rappresenta il presupposto dell’ex-sistere.

 

 

Brano estratto dal libro di Luigi Anepeta "Facci un Dio" (p 4)

(pubblicato sul suo blog http://www.nilalienum.it/)

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2 maggio 2016 1 02 /05 /maggio /2016 06:20

La mia mente può peregrinare ma il risultato è nullo. Ragionamenti "si" e ragionamenti "no" si elidono a vicenda.

 

Credo che Matteo ci abbia raccontato l'unica chiave d'ingresso al mistero, quando scrive

38Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». 

39Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 

40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 

41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! (Mt 12, 38-41)

 

Questo significa fidarsi di chi ci ha raccontato che Gesù è risorto, credere che il racconto è vero anche se significa che c'è vita dopo la morte

 

... con tutto quello che ne consegue

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1 maggio 2016 7 01 /05 /maggio /2016 17:13

Commento di Luigi Anèpeta (maggio 2004) a

IL VANGELO SECONDO LA SCIENZA di Piergiorgio Odifreddi, Einaudi, Torino 1999

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Se dovessi aggiungere qualcosa, mi verrebbe volentieri da sottolineare che la matrice delle religioni è l'intuizione emozionale dell'infinito spazio-temporale depositata nell'inconscio umano.

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Questo dato strutturale dell'apparato psichico umano merita una grande attenzione. Io lo interpreto in termini naturalistici. E' come se l'evoluzione, perseguendo per tentativi ed errori, l'obiettivo di creare un animale dotato di una capacità previsionale affrancata dall'hic et nunc che governa l'esperienza di tutti gli altri animali, sia andata un po' fuori misura.

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In virtù di quella capacità, l'uomo può progettarsi, vale a dire usare il futuro per programmare la soddisfazione dei suoi bisogni e prevenire i pericoli.

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In conseguenza di essa, però, che lo rende consapevole di essere destinato a morire, egli è anche un animale naturalmente ansioso. La religione, il misticismo spirituale, la scienza sono tentativi diversi di colmare lo scarto tra la finitezza umana e l'infinito che incombe dentro la sua mente.

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Ben venga il misticismo logico-matematico di Odifreddi se esso vale ad invalidare le religioni antropomorfiche.

Dato che non tutti possono ascendere nei cieli astratti della matematica superiore, occorre considerare anche un'altra possibilità: che l'uomo, semplice mente, accetti quello scarto "stoicamente", senza la pretesa di colmarlo, dedicandosi al culto della finitezza. Posto che questo non significhi banalmente il culto dell'io, bensì piuttosto dell'umano…

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http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Religione/Odifreddi_Vangelo_secondo_scienza.html

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Présentation

  • : Blog di Piero Azzena
  • : Questo blog è solo la mia voce, resa libera dall'età. Questo blog è un memo, seppur disinvolto nei tempi e nei modi, dove chioso su argomenti la cui unica caratteristica è l'aver attirato la mia attenzione. Temi esposti man mano che si presentano, senza cura di organicità o apprensione per possibili contraddizioni. Temi portati a nudo, liberi da incrostazioni , franchi e leali.
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