Riporto alcuni brani chiave dell'intervento del Cardinale Prosper Grech pubblicato il 12.11.2001.
... La rivelazione è l’auto-manifestazione di Dio recepita da un soggetto umano dotato di un dono speciale. Mentre l’ispirazione implica una collaborazione tra due coautori, quello divino e quello umano per produrre un libro che si possa chiamare "parola di Dio" in linguaggio umano, quindi la domanda si limiterebbe alla proporzione di contributo che ciascun agiografo presti all'opera di Dio.
... L’ispirazione è quell’aspetto della presenza rivelatrice di Dio in Israele e nella Chiesa che dà origine ai libri biblici che contengono la parola di Dio, il quale risulta come loro "autore". Essa non si limita all’influsso sull’autore umano dei testi ma si estende da questo
- alla loro continua reinterpretazione,
- alla conservazione del testo,
- alla loro raccolta e recezione canonica
e prosegue nella loro Wirkungsgeschichte nella Chiesa.
... La rivelazione è completa in Gesù Cristo. Tutta la Scrittura gli rende testimonianza e lo conserva nella memoria della Chiesa. Ma lo Spirito parla ancora dalla bibbia. Essa non è soltanto ispirata ma anche ispirante in quanto offre risposte alle domande che sorgono inevitabilmente nello svolgimento della storia. Il testo scritto è più largo dell’intenzione dell’autore e contiene in se stesso delle possibilità che man mano vengono attualizzate nella storia della Chiesa.
... Nei nostri giorni si affacciano problemi come quelli sociali, l’ecologia, la pena di morte, il femminismo, l’ecumenismo e la relazione con le altre religioni, in riferimento alla Scrittura, la quale continuamente sprigiona nuovi impulsi per raffinare la coscienza cristiana e illuminare la comunità ecclesiale in contesti sempre nuovi. Non si tratta di nuove rivelazioni ma di un processo ermeneutico continuo, incarnato nelle vicende storiche. E’ questa la tradizione ecclesiale, che, essendo un prodotto dello Spirito, funge da interprete della Scrittura di cui condivide l’autorità.
Credo in queste poche righe sia condensato il pensiero della Chiesa sull' "ispirazione divina" nei libri sacri, l'autentico pensiero della Chiesa esposto in maniera completa e chiara.
La Chiesa sull'argomento infatti non è molto trasparente e lo stesso Cardinale in apertura d'articolo scrive:
Il documento della Commissione Biblica Internazionale del 1993, "L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa", così ben ricevuto da ogni parte, ha trattato questioni essenziali di ermeneutica ma ha lasciato da parte consapevolmente l’aggiornamento della dottrina sull’ispirazione della Sacra Scrittura richiesto dal progresso nel campo dell’interpretazione.
Che cosa ho trovato di particolarmente chiaro o chiarificatore?
- Che la Bibbia non è uno scritto dettato.
Nessuna vocina dietro l'orecchio, ma il pensiero di un pensatore che esprime i suoi intimi convincimenti con parole sue, usando le immagini che il luogo e il momento gli offrono. Scrive il cardinale:
A mio parere, l’opera dello Spirito non si limita al prodotto finale, ma è un insegnamento continuo per mezzo di esperienze, aiuti a riflettere su certi fatti, e l’assimilazione di reazioni di altri uomini santi alle circostanze storiche, sociali e religiose di una comunità o di un popolo.
In tali occasioni l’uomo ha una parziale esperienza della presenza di Dio nella storia, nel cosmo e nella vita, esperienze che più tardi troveranno il loro posto nell’atto intuitivo di un’esperienza culminante. L’oracolo proferito può essere comparato all’assemblaggio finale delle diverse parti di un "puzzle", parti, però, che sono già state programmate dalla guida provvidenziale della vita del profeta da parte di Dio.
Un pensiero d'origine che prima di arrivare a noi è stato modificato e rimodificato. Terze persone si son sentite in dovere e diritto di metterci mano (persone singole o scuole di pensiero, tipo la Yavista o l'Eloista, o anche il testo "Q"). Anche a loro, dice il Cardinale, si riconosce l'ispirazione e quindi pari autorità del primo estensore, anzi il loro prodotto diventa sostitutivo dell'originale. Rassegnazione alla corrosione del tempo?
Infine la stabilizzazione del documento con la formulazione del Canone, cioè il giudizio di altri uomini (autorità della classe sacerdotale) su quali scritti fossero il pensiero di Dio e quali no.
- Che la funzione divina non è "parlare" ma guidare:
- lo Spirito ha vegliato sul primo autore,
- ha vegliato sui secondi che ci hanno rimesso mano (e anche sui terzi, sui quarti, e avanti),
- e, infine, ha illuminato i selettori del canone (quelli che, ad esempio, hanno scelto il libro dei Maccabei invece della storia di Giuseppe Flaviuo, e così via).
- Tutti ispirati? Tale è la teoria teologica, della classe sacerdotale, Vaticana.
Diventa pure evidente che il vero "ispirato" è l'ultimo, chi ha compilato il canone e ne ha fissato i paletti rendendolo immodificabile e dichiarandolo parola di Dio.
... e qui entrano in ballo i primi secoli del cristianesimo, quando divenimmo organizzazione imperiale e Chiesa.