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29 maggio 2018 2 29 /05 /maggio /2018 09:31

 

I Musei Reali propongono una riflessione sui conflitti che comprende archeologia e storia dell’arte, dai rilievi assiri all’arte cipriota e romana fino alla pittura di Roger van der Weyden.

 

La riflessione su un tema di stringente attualità quale la distruzione sistematica e consapevole del patrimonio culturale ha indotto tre istituzioni torinesi – i Musei Reali, il Museo Egizio e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – a dar vita a un progetto espositivo dal titolo

 

Anche le statue muoiono

 

L’obiettivo è far dialogare opere d’arte di differenti epoche e provenienti da contesti geografici diversi attorno a un tema trasversale come quello della distruzione, quindi parallelamente della conservazione e protezione, del patrimonio culturale.

 

La sfida più rilevante di un progetto come questo è far coesistere collezioni di istituzioni tra loro profondamente eterogenee per far in modo che possano rispondere a domande quali

  • Qual è il ruolo di un patrimonio storico-artistico nei processi di costruzione dell’identità culturale di un popolo?
  • Quali sono gli effetti di una devastazione così estrema sul senso di appartenenza, sull’idea di tradizione e condivisione, sulla possibilità di concepirsi come un insieme?
  • Su quali basi si può costruire un futuro, se le tracce del proprio passato sono state sistematicamente obliterate?
  • Come si può concepire un’idea di riparazione, di riconciliazione?

 

Musei Reali Torino dal 09/03/2018 al 09/09/2018

 

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28 maggio 2018 1 28 /05 /maggio /2018 10:09

 

E se fosse davvero un complotto?

 

Devo dire la verità: dopo anni e anni di evocazioni di tesi complottarde, di poteri occulti, di paesi cattivi e avidi che tramano contro paesi buoni e ingenui, mi sono detto “E se fosse davvero un complotto?”. Sì, è un complotto.

 

In fondo fare affondare l’Italia conviene a tutti. Oggettivamente il nostro paese è un enorme problema dell’Unione Europea. Abbiamo un debito pubblico gigantesco, il 133% di quello che produciamo. Pensiamoci un attimo: se uno fosse obbligato con la pistola alla tempia a scommettere tutto quello che ha sul destino dell’Italia tra dieci anni, scommetterebbe sul fallimento dell’Italia o sul suo risanamento? Tu che leggi, scommetteresti la tua casa e i tuoi risparmi sul fatto che fra 10 anni l’Italia riuscirà a pagare gli stipendi, gli ospedali, i servizi, l’esercito? Scommetteresti sul fatto che non sarà superato a breve quel livello di interessi che serve per farsi prestare i soldi e superato il quale non si riesce più a restituire?

 

Eppure, potresti dire, tu che ancora non sei iniziato alla comprensione dei complotti, che negli ultimi anni c’è stato un piccolo spiraglio, non nel mettere a posto la situazione, cosa che nessuno vuole fare, compreso te che leggi e io che scrivo perché siamo troppo comodi, ma nel cercare di gestirla, di ritardare quel crack che nel 2011 sembrava a pochi mesi di distanza.

 

Certo, ma è proprio questo uno dei problemi. È qui che si manifesta la necessità del complotto.

 

L’Unione Europea sa che finché rimaniamo nell’euro e nell’Unione per noi è più difficile fallire e che se ci andiamo vicino abbiamo dei paracadute: abbiamo voce in capitolo, possiamo dialogare con la Banca Centrale (che ogni mese ci aiuta prestandoci soldi, contro il parere furioso dei tedeschi), possiamo rifiutarci di far passare il bilancio, possiamo influire su tutte le politiche (se solo ci concentrassimo su cose concrete e credibili), possiamo addirittura imporre, come abbiamo fatto, di prevedere dei fondi speciali per salvare stati in difficoltà.

 

E l’UE sa anche che è difficile che facciamo fallimento in tempi troppo brevi (che sarebbe ottima ragione per mandarci a quel paese), perché la nostra economia è piuttosto grande e ci dà margini di assorbimento di queste crisi e però sa anche che non ci risolleveremo mai, che il nostro fallimento sarà a lungo a bassa intensità.

 

Invece di aspettare il fallimento naturale, il corso delle cose, non sarebbe più utile per i paesi dell’Unione che non hanno minimamente il nostro problema se ce ne andassimo, se sparissimo dai tavoli, ci riprendessimo la nostra cara Lira con Giuseppe Verdi e chi s’è visto s’è visto?

 

Del resto, riflettiamo, se noi usciamo la Francia e soprattutto la Germania con i suoi paesi satelliti potrebbero approfittarne, potrebbero farsi la loro Europa a tutta velocità e sbarazzarsi finalmente della cugina latina e magari anche di altri.

 

Tu dirai, ma solo perché non hai capito il complotto, ma noi con la nostra Lira vendiamo più pomodori. Può darsi, ma se usciamo e svalutiamo, poniamo, del 20-30% la nostra moneta (e non decidiamo mica noi se è il 30% o il 50%, lo decide sempre il mercato), poi quello che viene da fuori penisola, compresi semilavorati, materie prime e tutto quello che c’è in un’economia ormai integrata, con che cosa lo compriamo? I debiti che abbiamo con che moneta li paghiamo, con una stabile o una che non si sa? I mutui di casa come li gestiamo?

 

E siamo poi sicuri che alla Germania e alla Francia non convenga avere un paese vicino come l’Italia con una moneta debole per poter comprare le nostre industrie migliori? Non i prodotti, le industrie. I francesi sono da sempre in agguato per comprarci il possibile. Sarebbero contenti di avere anche lo sconto e di integrare alla propria economia quel di più di creatività e di capacità che, diciamocelo, spesso abbiamo dimostrato.

 

No, no, l’Italia non può rimanere in Europa e non può rimanere nell’euro. Solo che non possono sbatterci fuori così, senza motivi.

 

E non sono i soli che sarebbero contenti. Pensiamo a Putin e ai cinesi. Il primo vuole da sempre sgretolare l’Unione Europea e non è che lui abbia problemi di moneta. Semplicemente non vuole avere un vicino forte alle sue porte. Se noi uscissimo sarebbe felicissimo di aiutarci, magari facendoci uno sconto sull’energia e secondo me Gazprom ci comprerebbe anche qualche squadra di calcio, perché no? Magari in cambio potrebbe cogestire, di qui a vent’anni, anche qualche porto italiano. Non sono sicurissimo che altri affari potremmo farne, con un paese che ha un potenziale industriale relativo. I cinesi poi non vedono l’ora di metter piede in Italia. Quello che lascia la Francia loro lo prendono senza problemi. Per non parlare dell’enorme piacere che avrebbe uno come Trump di parlare con noi faccia a faccia, ma senza tedeschi e francesi, senza 250 milioni di persone dietro a spalleggiarci.

 

Tutti sarebbero poi felicissimi di risolvere definitivamente il problemone dell’immigrazione. Come? Be’, se l’Italia esce dall’UE si chiudono anche le frontiere, no? I migranti continuerebbero ad arrivare in Italia e si fermerebbero lì, e non potremmo certo fare battaglie europee per risolvere il problema. Già l’Austria e la Francia ora chiudono le frontiere, figuriamoci quando non staremo più agli stessi tavoli.

 

E poi, diciamocelo, a quel punto i neri ci servirebbero davvero, per essere competitivi con gli altri europei, certo sarà dura per i caporali scegliere tra neri e bianchi. Però una volta svincolati dall’Europa non avremmo più questi freni sul lavoro, sui diritti, sui salari, saremmo finalmente sovrani.

 

Diciamocela tutta: solo un cieco non vede che stanno complottando questo contro l’Italia. Ma come fare per realizzarlo e senza che i suoi mandanti, Francia, Germania, Russia, Cina, America, possano essere scoperti? Lo fanno fare agli italiani!

 

Basta che si trovi una maggioranza per fare un governo che chieda di non pagare i debiti, cioè che dica (perché questo è): “Non prestateci più soldi, perché noi non ve li restituiamo”. Già basterebbe questo ad accelerare il processo, perché qualcuno che ce li presta lo troviamo, ma per prestarceli vuole un po’ di interessi in più, altrimenti, dice, li presto alla Germania che mi dà meno ma me li dà (quella roba lì dello spread).

 

Però attenzione, anche così l’Italia potrebbe cavarsela, allora forse è meglio che questo fantomatico governo a un certo punto dica chiaro e tondo che si deve uscire dall’euro. Non dev’essere la Germania a chiederlo, devono proprio essere gli italiani, convinti di fare un dispetto ai tedeschi e ai francesi.

 

Anzi, ci scommetto, tedeschi e francesi si mostreranno molto comprensivi e chiederanno con forza al Fondo Monetario Internazionale di aiutarci e di prestarci soldi per poter trovare ogni anno i 400 miliardi di euro (non oso pensare a quanto siano in lire pentastellate) che ci servono per non chiudere baracca. Il Fondo Monetario le presterà con gioia, come fa sempre, solo che detterà le sue regole e le sue riforme e ci centellinerà il prestito in cambio forse della privatizzazione degli ospedali, del licenziamento di maestri e professori (che poi sono già troppi), magari della gestione del patrimonio storico (che male ci sarebbe, in fondo, se il Louvre gestisse anche il Colosseo e gli Uffizi?), e naturalmente del taglio delle pensioni e dell’aumento delle tasse.

 

E a quel punto all’Italia rimarrebbe il sovranismo, non certo la sovranità.

 

Se il complotto per distruggere l’Italia c’è, per consegnarla ai poteri forti della finanza mondiale e all’influenza di potenze straniere di tutte le taglie non saprei immaginare niente di meglio che un governo Lega-5 Stelle con la linea politica emersa nei giorni scorsi.

 

Disclaimer e aggiunta per lettori troppo aggressivi e troppo letterali: ovviamente non credo che ci sia un complotto (anche se…), questo post è stato scritto prima della crisi istituzionale scoppiata ieri e soprattutto prima dell’idea folle di mettere in stato d’accusa del presidente, che ha rivelato il bonapartismo dei 5 Stelle (vedremo la Lega). Il post era un gioco ad imitare i complottisti, ma è evidente che il tempo degli scherzi è finito e che in gioco, complotti o non complotti, c’è il destino del paese.

 

Gianluca Briguglia

[Gianluca Briguglia è direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove insegna Filosofia medievale e rinascimentale. Ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco, alla Fondazione Firpo di Torino. Scrive di libri per il domenicale de Il Sole 24 Ore. Qui il suo sito. Il suo ultimo libro: Stato d'innocenza.]

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13 gennaio 2018 6 13 /01 /gennaio /2018 07:58

 

Il Periodo assiale (o Era assiale, ted. Achsenzeit) è il termine che indica l'interpretazione della Storia dell'umanità (nel periodo compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C.) proposta dal filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969), nella sua opera Vom Ursprung und Ziel der Geschichte pubblicata nel 1949.

 

In questo libro Jaspers individua un 'Periodo assiale' compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C. in cui l'intera umanità, in India, Cina, Palestina, Iran e Grecia avvia una rottura epocale in cui si dissolvono le civiltà precedenti, frutto di uno sviluppo storico monofiletico a favore di uno sviluppo policentrico caratterizzato da cerchie culturali separate.

 

« Un asse della Storia universale […] dovrebbe essere situato nel punto in cui fu generato tutto ciò che, dopo di allora, l'uomo ha potuto essere, nel punto della più straripante fecondità nel modellare l'essere umano » (Karl Jaspers)

 

Con questo asse si offre qualcosa di comune all'intera umanità con cui è possibile rappresentare l'unità della Storia umana.

 

« In questo periodo si concentrano i fatti più straordinari.

  • In Cina vissero Confucio e Lǎozǐ, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese, meditarono Mòzǐ, Zhuāng Zǐ, Lìe Yǔkòu e innumerevoli altri.
  • In India apparvero le Upaniad, visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo e al materialismo, alla sofistica e al nihilismo.
  • In Iran Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male.
  • In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia e Geremia, fino a Deutero-Isaia.
  • La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, i poeti tragici, Tucidide e Archimede.

 

Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma in pochi secoli quasi contemporaneamente in Cina, in India e nell'Occidente, senza che alcuna di queste regioni sapesse delle altre. La novità di quest'epoca è che in tutti e tre i mondi l'uomo

  • prende coscienza dell'"Essere" nella sua interezza (umgreifende: ulteriorità onnicomprensiva), di se stesso e dei suoi limiti.
  • Viene a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza.
  • Pone domande radicali.
  • Di fronte all'abisso anela alla liberazione e alla redenzione.
  • Comprendendo coscientemente i suoi limiti si propone gli obiettivi più alti.
  • Incontra l'assolutezza nella profondità dell'essere-se-stesso e nella chiarezza della trascendenza. Ciò si svolse nella riflessione.
  • La coscienza divenne ancora una volta consapevole di se stessa, il pensiero prese il pensiero ad oggetto. » (Karl Jaspers)

 

Dunque, secondo Jaspers, da quel periodo quasi contemporaneamente (molti lo limitano a due secoli VI-V secolo a.c.) nel "Vecchio Mondo" (Abendland individuato come cesura tra Occidente e Oriente), nell'Asia meridionale (India) e nell'Asia orientale (Cina) si elaborarono quelle concezioni da cui si mosse il pensiero filosofico, la fine dei racconti mitici sostituiti dai principi morali e dalle dottrine religiose e spirituali, l'avvio della ricerca delle cause naturali dei fenomeni fisici.

 

Jaspers, sempre nello Ursprung und Ziel der Geschichte, ritiene che l'umanità possa preparare un secondo periodo assiale se supererà il rischio dell'autodistruzione determinato dal mancato controllo della scienza e delle tecnologie. Il senso di 'vuoto' proprio della cultura contemporanea si oppone alla pienezza del precedente periodo assiale che prefigura l'arrivo del successivo in cui l'intera umanità sarà unita nel processo di umanizzazione in cui attualizzerà pienamente l'"essere uomini".

 

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Karl Jaspers (1883-1969), opera titolata "Vom Ursprung und Ziel der Geschichte" e pubblicata nel 1949.

Edizione in italiano "Origine e senso della storia", a cura di A. Guadagnin, Comunità, Milano, 1965.

 

Testo ripreso  da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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  • : Questo blog è solo la mia voce, resa libera dall'età. Questo blog è un memo, seppur disinvolto nei tempi e nei modi, dove chioso su argomenti la cui unica caratteristica è l'aver attirato la mia attenzione. Temi esposti man mano che si presentano, senza cura di organicità o apprensione per possibili contraddizioni. Temi portati a nudo, liberi da incrostazioni , franchi e leali.
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