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20 marzo 2013 3 20 /03 /marzo /2013 11:10

 

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9 giugno 2012 6 09 /06 /giugno /2012 07:03

Agli emiliani vorrei dire che poi l'adrenalina si abbassa, che la vita continua e con gli amici si può ancora ridere.


Mi son trovato a vivere a l'Aquila, trasferito per lavoro da Roma tanti anni fa.


Colpito dal terremoto vivo in neanche 60 mq, sfollato in piena campagna, a dieci chilometri da una casa, la mia, di cui non conosco il futuro, infatti dopo 3 anni ancora non mi permettono né di abbatterla né di ripararla, è off limits, attendo sentenza.

 

Un metro di neve ci ha buttato giù la "Tenda Amica", dove la domenica si diceva messa, dove ogni giorno si giocava a carte e si ricamava, dove chiacchieravamo. Ce la siamo smontata da soli nell'attesa e speranza che ci diano uno altro straccio sotto cui ritrovarci. Però noi ultra-ventenni abbiamo faticato insieme e alla fine, tra una barzelletta e una martellata, ci abbiamo anche bevuto sopra. Un bel ricordo.

 

 

2012-03-12 tenda amica
2012-03-12 tenda amica

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17 novembre 2011 4 17 /11 /novembre /2011 15:21
Cara Gea, 
non amo illudermi con le distinzioni  tra vecchiaia pensata e vissuta o simili. Essere vecchi significa essere vecchi, non per nulla ci mettono in pensione. E' un fatto, la vecchiaia tranquillizza i sensi, ma indebolisce il fisico e la testa non sta meglio, con i suoi vuoti di memoria o l'assillo dell'impotenza e del dolore. 

Eppure la vecchiaia ha senso. Infatti condivido il pensiero di J. Hilmann, quando scrive: <invecchiare non è un mero processo fisiologico: è una forma d'arte, e solo coltivandola potremo fare della nostra vecchiaia una "struttura estetica"e incarnare il ruolo archetipico dell'avo, custode della memoria e tramite alla forza del passato>. 

Se questo è il vantaggio che il vecchio può donare a chi lo circonda, il vantaggio per il vecchio è proprio nella sua debolezza. Son certo che quando la debolezza ti fa mancare il respiro e la solitudine ti circonda, allora, e solo allora, sei nella posizione ideale e indispensabile per capire Dio. E' nella debolezza che si capisce Dio. Pertanto, ben venga la vecchiaia.

Certo la vecchiaia, il nostro Monte degli ulivi dove si suda il sangue della paura, è l'anticamera del Golgota, ma per chi crede è l'irripetibile possibilità di abbandonarsi a Lui. La speranza è la virtù dei vecchi, perché nulla è impossibile a Dio.
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14 novembre 2011 1 14 /11 /novembre /2011 17:55

 

Cara Gea

domani, per me, sarà un giorno in più, un anno di più, e sarò un po' più obbrobrioso.


Avantieri sono tornato da Alghero, dove ho fatto visita a mia madre, 92 anni a breve, allettata... Bene, ti assicuro che non rallegra il cuore. E il compleanno in questo momento non è una gioia. 


Il tuo sorriso aiuta, aiuta anche la parola  superfragilistichespiralidoso  di Mary Popins, ma sono palliativi. L'unica speranza, l'ultima speranza, è che quanto recita il salmo 33 sia vero.

 

Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; 

dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, 

lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere.

 

Il re non si salva per un grande esercito né uprode scampa per il suo grande vigore.

Un’illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza.

 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, 

per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame.

 

La vecchiaia avanza, 

ti piega con i suoi dolori. 

Gli amici che cadono aprono brecce nel muro. 

Il muro di sicurezze che ti eri costruito

va scomparendo con la memoria.

 

Allora questa vecchiaia sogna

sogna una speranza, 

una speranza qui e ora, 

una speranza che lo liberi dalla paura e dalla fame. 

 

Sogna forza e giovinezza,

ancora un dono

per l'ultimo tratto di questo spirito. 

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8 ottobre 2011 6 08 /10 /ottobre /2011 09:32

Visto che il risultato sarebbe "meno peso e più cervello", almeno a sentire l'articolo di Giovanni Sabato apparso su "Le Scienze" di ottobre 2011 ( vedi sotto), perché non rivalutare il vecchio digiuno settimanale di antiche memorie? 

 

""

Una moderata restrizione calorica aumenta la plasticità del cervello adulto. 

La fame non aguzza l'ingegno, ma un po' d'appetito sì.


Tra i benefici della restrizione calorica, oltre alla longevità, sono spesso emersi miglioramenti cognitivi, grazie soprattutto al rallentato declino di apprendimento e memoria con l'età.

 

Un gruppo di neuroscienziati del CNR e della Scuola normale superiore di Pisa, guidati dal presidente dell'Accademia dei Lincei Lamberto Maffei, ha mostrato su «Nature Communications» come mai una moderata restrizione alimentare attiva meccanismi fisiologici che restituiscono al cervello adulto una plasticità giovanile.  Lo studio ha fatto uso di un classico modello di plasticità neurale, i riadattamenti della corteccia visiva. 


Di norma uno dei due occhi è più attivo dell'altro, e ha una rappresentazione più ampia nella corteccia visiva. Se però nei giovani animali l'occhio dominante resta occluso per un po', la corteccia si riorganizza a favore di quello funzionante. Se la deprivazione si protrae l'occhio occluso perde la sua acuità e si ha l'ambliopia (il cosiddetto occhio pigro), che può essere corretta invertendo l'occhio chiuso e quello aperto.

Questo è possibile solo nell'infanzia, quando il cervello è plastico. Nell'adulto l'ambliopia non è correggibile. Ratti adulti tenuti per un mese sotto un particolare regime alimentare, che ne ha ridotto del 20 per cento l'apporto nutritivo, hanno invece recuperato una duttilità simile a quella infantile, tornando capaci di cambiare occhio dominante e guarire dall'ambliopia. 

 

La ritrovata plasticità - hanno rivelato le analisi - dipende dal calo di segnali biochimici che di norma la inibiscono, quali il neurotrasmettitore GABA. Oltre che nella corteccia visiva, il GABA cala anche nell'ippocampo, una regione essenziale per l'apprendimento.

 

Come altri lievi stress, inoltre, la privazione di cibo aumenta leggermente i livelli di corticosterone, e simulando con farmaci le variazioni ormonali indoor dalla dieta si ottiene un analogo aumento della plasticità.

Queste e altre osservazioni suggeriscono un'interpretazione suggestiva, sebbene per ora speculativa: che come adattamento a situazioni difficili, quali la penuria di cibo, il cervello recuperi una maggiore capacità di modificarsi in funzione delle esperienze.


 


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1 giugno 2011 3 01 /06 /giugno /2011 09:19

Cara Gea

girando sul Web a volte si ritrovano cose note ma è bello risentirle.

 

Senti questo racconto:


Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra.


  • Senza dire nulla quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con delle palline da golf.Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.
  •  Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.
  •  Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia. Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un si unanime.
  •  Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero!

 

“Ora”, disse il professore quando la risata finì, “vorrei che voi cosideraste questo barattolo la vostra vita.

  • Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.
  • “I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. 
  • La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.” “Se metteste nel barattolo per prima la sabbia”, continuò, “non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti. “Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità.

Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia. Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia”.


Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise. “Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrare piena la tua vita: c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico”.

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6 maggio 2011 5 06 /05 /maggio /2011 06:26


Cara Gea

ci sono giornate che sono come l’acqua del solito rubinetto. Passano e non te ne accorgi. Come fossero sorte e trascorse per far numero, si perdono nel nulla delle tante.

 

Ci sono giornate miliari. Ne ricordi l’attimo cruciale, e di quell’attimo ricordi tutto.

 

Poi ci sono le giornate cocktail. Il cocktail è definito: “una bevanda stimolante, composta di diverse sostanze alcoliche alle quali viene aggiunto dello zucchero, dell'acqua e dell'amaro”. Ebbene ci sono giornate così fatte. Oggi la giornata è costellata da notizie molto importanti per la vita dei miei figli e quindi per la mia (uno sta firmando l’assunzione e l’altro è a colloquio in questi momenti), ma anche dalla telefonata della morte di Luigi.

 

Gioire, piangere, attendere …?

 20110505 1554

Si,tutto. Voglio lasciarmi trasportare. Nessuna atarassia. Sono un uomo e voglio esserlo fino in fondo, qualunque sapore abbia la giornata.   

 

Un caro saluto

 

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4 aprile 2011 1 04 /04 /aprile /2011 17:47
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29 marzo 2011 2 29 /03 /marzo /2011 09:27

Brutti tempi quelli in cui i pazzi guidano i ciechi (da Re Lear)

Parlano tutti.

Parlano politici, religiosi, filosofi, scienzati, medici, presentatori, opinionisti, massaie, veline, puttane, pensionati, tronisti, tutti. Tutti purché abbiano in bocca un microfono,  e ormai i microfoni sono in svendita a pochi cent!

Tutti vogliono insegnarci un come: come fare, come pensare il bene e il male, che cosa è giusto o non giusto, come e perché ridere o piangere, convincerci e farci comprare i nuovi prodotti da banco, cioè le loro idee di cui ne faremmo volentieri a meno.

W. Shakespeare aveva ragione! Aveva ragione allora e non oso pensare cosa direbbe oggi. Infatti con i media il male si è aggravato di tanto. 

Persino i preti studiano teologia per "insegnarla". La chiamano pastorale, la studiano a scapito dell'ascetica, cioè prima della cura di se stessi, che è invece l'unico modo per trasmettere la parola di Dio, per rappresentare Dio. 

 

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11 febbraio 2011 5 11 /02 /febbraio /2011 07:02

Racconto molto, molto esemplificativo:

 

Ero seduta in sala d´attesa per il mio primo appuntamento con un nuovo dentista, quando ho notato che il suo diploma era affisso al muro.

 

C'era scritto il suo cognome, e improvvisamente mi sono ricordata di un gran ragazzone moro che portava quello stesso cognome. Era nella mia classe di liceo 20 anni prima, e mi sono chiesta se poteva essere lo stesso ragazzo per il quale avevo "sbavato" all´epoca.

 

Quando sono entrata nello studio, ho immediatamente allontanato questo pensiero: quell'uomo brizzolato, stempiato e con il viso segnato da profonde rughe era troppo vecchio per essere stato il mio amore segreto...

 

Dopo avermi visitato, gli ho chiesto se aveva studiato al tale Liceo.

'Sì', mi ha risposto.

'Quando si è diplomato?', gli ho chiesto.

'Nel 1974. Perché questa domanda?', rispose.

'Allora era nella mia classe', ho esclamato!

 

E allora questo orribile vecchio, stronzo e figlio di puttana mi ha chiesto: 'Lei era professoressa di cosa?'...

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Présentation

  • : Blog di Piero Azzena
  • : Questo blog è solo la mia voce, resa libera dall'età. Questo blog è un memo, seppur disinvolto nei tempi e nei modi, dove chioso su argomenti la cui unica caratteristica è l'aver attirato la mia attenzione. Temi esposti man mano che si presentano, senza cura di organicità o apprensione per possibili contraddizioni. Temi portati a nudo, liberi da incrostazioni , franchi e leali.
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