Domenica prossima (9 febbraio 2025) leggeremo le seguenti letture
- di Isaia il brano 6,1-2.3-8 -
- dei Salmi il 137
- di Paolo un brano della lettera ai Corinzi, 1Cor 15,1-11 -
- tra i vangeli ci viene proposto Lc 5,1-11
Ascoltandoli si coglie la nuda verità del cristiano autentico, una realtà di fede che Paolo sintetizza così:
Cristo
morì per i nostri peccati
fu sepolto
è risorto il terzo giorno.
E, continua Paolo, questo è il Vangelo che anch’io ho ricevuto, che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato.
Non è facile credere. Le prime due asserzioni sono assolutamente umane (o inumane se vi pare visto lo svolgersi degli avvenimenti) ma la terza…!?
La terza, cioè la resurrezione, quantunque per Paolo sia un accadimento abbondantemente testimoniato, qualche perplessità la crea. E’ un assurdo (come ben colsero i greci già da subito) perché accettare un Cristo che risorge significa riconoscere una vita che non vediamo, una vita che esisteva prima che nascessimo e che esisterà e ne faremo parte dopo che moriamo, comunque collocati.
Paolo aggiunge pure che questo fatto storico di base non va disperso, cioè va vissuto perché non succeda che “abbiamo creduto invano”. Un uomo è risorto, la morte non chiude la vita.
Le altre letture del giorno sviluppano un canto di presentazione di questo Dio e del suo potere.
Il salmo parla di questo potere. “Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo.” Ciò significa porre ordine e priorità tra le cose che ci circondano.
Isaia cerca di dare una forma a misura delle nostre menti di questo mondo ignoto e segreto. Il suo racconto è aulico, raggiunge vette che solo i film attuali, quelli del genere fantascientifico riescono a raggiungere. Parla di mondi lontano dai nostri sensi. Parla di un “Personaggio seduto su un trono alto ed elevato, di lembi del suo manto che riempiono il tempio e di spiriti con sei ali che cantano”. Se non è un film questo… Ma non è un film, è un messaggio, è il messaggio che c’è vita dopo la morte e c’è un Dio.
Nessun film ha questo messaggio, i nostri registi ci divertono ma il loro è il regno del ludico. Giocare e divertire è il loro limite, il loro terreno, mentre qui Isaia cerca di raccontare con parole il non raccontabile.
Luca presenta un Gesù docente. Mi sarebbe piaciuto tanto ascoltarlo, invece mi devo accontentare di briciole sparse, di riporti spesso infedeli o infangati. Ma a quei pescatori è stato dato il mandato di riproporci le parole di Gesù.
Nella desolazione del panorama attuale mi consola la constatazione di Gesù, cioè non sono le parole dei pescatori di ieri o di oggi a riempire le reti, ma sarà la loro disponibilità riottosa a ripetere il lancio delle reti che permetterà a Lui di raggiungermi.
Che dire? ... Sperare e pregare per essere catturato da quella rete.