Nel suo libro "Il paradosso dell'uguaglianza", Thomas Nagel (2021) scrive:
Le quattro cause, finora descritte, delineano una progressione naturale dall’esterno all’interno. Tutte quante influiscono sulla percezione di sé dell'individuo, ma non tutte nascono con lui.
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La discriminazione intenzionale è una forza completamente esterna alla vittima, sulla quale viene esercitata da altri. Naturalmente non è affatto escluso che possa avere degli effetti psicologici interni che entrano a costituire la disuguaglianza finale; tuttavia in sé essa non è una caratteristica della vittima, ma un fatto al riguardo di come gli altri la trattano.
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Anche la classe di appartenenza è un dato ambientale, ma un dato che viene trasmesso all’individuo dalla sua famiglia, una sorta di habitat socioeconomico nativo che gli deriva dalle sue più intime relazioni con persone in virtù dei rapporti di queste ultime con il resto della società. La classe sociale è il prodotto, non tanto di una deliberata imposizione dall’esterno, ma di innumerevoli scelte personali, in un'economia competitiva di famiglie, e di scelte che, come effetto cumulativo, generano costantemente stratificazione.
Anche le classi possono essere oggetto di discriminazione intenzionale; ma quando questa azione diventa sistematica e si arriva alla proibizione della mobilità sociale e dei matrimoni misti, ci si avvicina molto a un sistema di caste. Tuttavia, anche quando è un puro e semplice sottoprodotto del funzionamento di un sistema economico che permette la mobilità sociale, la classe in cui una persona nasce e viene educata è interamente il prodotto di cause esterne a lei: la persona non contribuisce in nulla a costituirla.
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Il talento, nel senso in cui io uso questo termine, è innato, anche se il suo sviluppo e il suo valore dipendono da altri fattori (solitamente parlerò invece di capacità per indicare dei talenti acquisiti). Si tratta decisamente di un fattore interno all'individuo; di un aspetto di ciò che egli è in sé più di quanto non siano discriminazione o classe, anche se naturalmente si deve riconoscere che esso genera vantaggi materiali solo grazie alla sua interazione con gli altri.
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Lo sforzo, infine, come manifestazione della volontà, è il fattore più personale e interno: il solo che possa attribuirsi alla responsabilità personale dell’individuo
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Questa considerazione ci offre lo spunto per una classificazione tripartita:
• cause di cui sono responsabili gli altri (discriminazione);
• cause di cui nessuno è specificamente responsabile, ma lo è solo «il sistema» (classe sociale e talento);
• cause di cui è responsabile l'individuo stesso (sforzo).