Il paradiso dei cristiani si chiama vita eterna.
.... La parola « vita eterna » cerca di dare un nome a una realtà conosciuta ma… oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non-sembra loro una cosa desiderabile.
Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra, per questo scopo, piuttosto un ostacolo.
Continuare a vivere in eterno – senza fine – appare più una condanna che un dono. La morte, certamente, si vorrebbe rimandare il più possibile. Ma vivere sempre, senza un termine – questo, tutto sommato, può essere solo noioso e alla fine insopportabile.
« Eterno », infatti, suscita in noi l'idea dell'interminabile, e questo ci fa paura,
« Vita » ci fa pensare alla vita da noi conosciuta, che amiamo e non vogliamo perdere e che, tuttavia, è spesso allo stesso tempo più fatica che appagamento, cosicché mentre per un verso la desideriamo, per l'altro non la vogliamo.
Possiamo cercare di uscire col nostro pensiero dalla temporalità della quale siamo prigionieri e in qualche modo presagire che l'eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento (qui ho aggiunto il mio interrogativo)?
Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell'essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia (e anche qui completo con un punto interrogativo)?
Dobbiamo pensare in questa direzione, se vogliamo capire a che cosa mira la speranza cristiana, che cosa aspettiamo dalla fede, dal nostro essere con Cristo .
Brani estratti dalla lettera enciclica "Spes salvi" di Benedetto XVI (art. 10-11) del 30 novembre 2007