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4 giugno 2017 7 04 /06 /giugno /2017 04:54

Oggi è Pentecoste, dopo aver letto tanto web, l'unico brano non certo facile ma almeno coerente nello spiegare chi è lo Spirito Santo, l'unico che non si perda in parole astruse, fumose o sentimentaloidi, è questo:

 

""

La Trinità non può essere pensata come una serie di presenze parallele e simmetriche. Se fosse così, allora noi crederemmo in tre divinità e con ciò sarebbe radicalmente misconosciuto quel che intende la confessione cristiana dell’unico Dio in tre persone. [...]

 

La liturgia della Chiesa Orientale ci fornisce un aiuto prezioso quando celebra alla domenica di Pentecoste la festa della Santissima Trinità, il lunedì successivo l’effusione dello Spirito Santo e la domenica seguente la festa di Ognissanti. Questa sequenza liturgica possiede una solida coerenza interna e manifesta qualcosa della logica interna della fede. Lo Spirito Santo non è una entità isolata e isolabile. La sua natura è di rinviarci all’unità del Dio trinitario.

 

Se nella storia della salvezza, che noi ripercorriamo da Natale a Pasqua, il Padre e il Figlio appaiono l’uno di fronte all’altro, nella missione e nell’obbedienza, lo Spirito Santo non si pone come una terza persona accanto o in mezzo a loro: egli ci porta all’unità di Dio.

 

[...] Per questo la rappresentazione liturgica dello Spirito Santo comincia con la celebrazione della Trinità. Tale celebrazione ci dice che cosa è lo Spirito: nulla in se stesso, che si possa porre accanto a qualcosa d’altro, ma il mistero per cui Dio è pienamente uno nell’amore, una sola realtà, e, in quanto amore, è allo stesso tempo reciprocità, scambio e comunione.

 

Ed è a partire dalla Trinità che lo Spirito ci dice che cosa è l’idea di Dio con noi: unità secondo l’immagine di Dio. Ma egli ci dice anche che noi uomini possiamo realizzare l’unità tra di noi solo se ci ritroviamo in un’unità più profonda, ovvero in un Terzo: solo se siamo una cosa sola con Dio, possiamo essere vicendevolmente uniti. La via verso l’altro passa attraverso Dio; se non c’è questo tramite della nostra unità, noi restiamo eternamente separati l’uno dall’altro da abissi che neppure la buona volontà può superare.

 

(Joseph Ratzinger, Immagini di speranza. Percorsi attraverso i tempi e i luoghi del Giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999)

 

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