Oggi 30/3/2018 facciamo memoria di un venerdì di quasi 2000 anni fa, cioè celebriamo il "venerdì santo" e qualche riflessione è d'obbligo.
Per prima cosa penso si debba distinguere tra il come è morto Gesù, il fatto della morte e il perché abbia deciso di concedersi alla morte.
- Il come infastidisce la nostra sensibilità odierna ma nulla aggiunge o toglie al fatto che sia morto. La crocifissione nel mondo romano non era un fatto eccezionale. Certo era frutto di una crudeltà di sapore primitivo. Aveva persino un nome istituzionale "servile suplicium" e non era affatto rara, ne è autorevole testimone la Via Appia, poiché lunga e quindi capace di contenerne tanti in contemporanea.
- Il fatto della morte.
E' naturale che un uomo muoia. Ed è stato così anche per Gesù, che volle essere uomo. Il fatto della morte di un uomo addolora ma non è assurda. Perché allora fingere di meravigliarsi della morte di Gesù, o piangere inventando le più folcloristiche delle via crucis? Non siamo delle prefiche, cioè non siamo pagati a centilitri (di lacrime), inoltre piangere non dà meriti tutt'al più serve a chi piange, perché l'aiuta a sciogliere i propri grumi allo stomaco.
Inoltre la morte è ineluttabile. Lo sappiamo, ma se la morte è ineluttabile non si racconti che chi muore dona la sua vita, qualsiasi ne sia il motivo. La vita non si dona, si può accettare di anticipare la propria morte e, anticipandola, il dono si configura nel rinunciare a qualche giorno della propria vita. Allora la domanda diventa '''quanto vale un giorno per un uomo?''.
Infine c'è da considerare che la morte di Gesù non è stata naturale. Non è morto nel suo letto, né per malattia né per vecchiaia, e non è morto per incidente. Si è dato alla morte, in qualche maniera si è suicidato. Non l'ha fatto, come solito nei suicidi, per depressione o per schizofrenia o per impulsività o per ottenere un controllo del proprio destino e alleviare le proprie sofferenze. L'ha fatto da paladino, per risorgere e permetterci di risorgere sulla sua scia.
- Quindi il focus su quel venerdì si sposta, diventa "perché quel venerdì di due millenni fa merita di essere ricordato"? Non ho risposte universali, che forse non ci sono. Certo ho una mia opinione, come ognuno di voi. Questa è la Pasqua.